Il trittico | Giacomo Puccini
«Rinnovarsi o morire». Fedele al suo motto, fra il 1913 e il 1915 Puccini compose tre opere in un atto diverse per ambientazione, trama e stile musicale. La prima è Il tabarro, una tragedia di passione e di gelosia che si consuma a Parigi, all’inizio del Novecento, fra i marinai della Senna. La seconda, Suor Angelica, è un dramma commovente per sole voci femminili: la protagonista è una donna che, costretta dalla famiglia a prendere i voti, sogna di rivedere il suo bambino. Infine Gianni Schicchi, il cui umorismo nero celebra il più grande truffatore di Firenze, condannato da Dante all’Inferno e qui redento dal suo amore per la figlia.
I tre atti unici sono spesso rappresentati separatamente, ma Puccini li concepì come un percorso unitario dall’oscurità verso la luce, il cui effetto finale è molto più potente della semplice somma delle parti. Il Trittico sarà diretto da Pinchas Steinberg, nel suo sempre gradito ritorno al Regio. Il nuovo allestimento firmato da Tobias Kratzer rilegge la triade in chiave moderna, esaltando le differenze e, allo stesso tempo, creando rimandi e connessioni. Protagonista del Tabarro e di Gianni Schicchi sarà il baritono Roberto Frontali, mentre Elena Stikhina e Anna Maria Chiuri si affronteranno nei ruoli di Suor Angelica e della Zia principessa.
Il tabarro
Dramma in un atto | Libretto di Giuseppe Adami
Michele baritono - Roberto Fontali
Luigi tenore - Samuele Simoncini
Giorgetta soprano - Elena Stikhina
La Frugola mezzosoprano - Annunziata Vestri
Il Tinca tenore - Roberto Covatta
Il Talpa baritono - Gianfranco Montresor
Giovane amante soprano - Lucrezia Drei
Giovane amante tenore - Matteo Mezzaro
Venditore di canzonette e Voce di tenorino tenore - Enrico Maria Piazza°
Voce di sopranino soprano - Irina Bogdanova°
Suor Angelica
Opera in un atto | Libretto di Giovacchino Forzano
Suor Angelica soprano - Elena Stikhina
La zia principessa contralto - Anna Maria Chiuri
La suora infermiera e La maestra delle novizie mezzosoprano - Tineke Van Ingelgem
La suora zelatrice mezzosoprano - Annunziata Vestri
Suor Genovieffa soprano - Lucrezia Drei
La badessa mezzosoprano - Monica Bacelli
Suor Osmina soprano - Annelies Kerstens
Una novizia e Prima conversa soprano - Emma Posman
Suor Dolcina e Seconda conversa soprano - Ksenia Chubunova°
Prima sorella cercatrice soprano - Irina Bogdanova°
Seconda sorella cercatrice e Seconda suora soprano - Daniela Valdenassi (18) / Lyudmyla Porvatova (30, 2, 4)
Prima suora soprano - Caterina Borruso (18) / Jang Eun Young (30, 2, 4)
Terza suora mezzosoprano - M. Lourdes R. Martins (18) / Laura Lanfranchi (30, 2, 4)
Gianni Schicchi
Opera in un atto | Libretto di Giovacchino Forzano
Gianni Schicchi baritono - Roberto Frontali
Lauretta soprano - Lucrezia Drei
Zita contralto - Elena Zilio
Rinuccio tenore - Matteo Mezzaro
Gherardo tenore - Roberto Covatta
Nella soprano - Irina Bogdanova°
Gherardino voce bianca- Ludovico Longo (21, 23, 27, 30) / Luca Degrandi (18, 25, 4) / Achille Coatto (2)
Betto di Signa basso - Tyler Zimmerman°
Simone baritono - Gianfranco Montresor
Marco baritono - Andres Cascante°
La Ciesca mezzosoprano - Tineke Van Ingelgem
Maestro Spinelloccio e Ser Amantio di Nicolao baritono - Roberto Accurso
Pinellino baritono - Lorenzo Battagion (18) / Marco Sportelli (30, 2, 4)
Guccio baritono - Alessandro Agostinacchio (18) / Roberto Calamo (30, 2, 4)
Buoso Donati Riccardo Mattiotto
° solisti del Regio Ensemble
Conferenza-Concerto: mercoledì 12 giugno ore 18 - Piccolo Regio Puccini
Calendario rappresentazioni
Luogo di svolgimento: Teatro Regio Calendario completo
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Argomento
Il tabarro
Siamo nel 1910: è il tramonto. Sulla Senna è ancorato un vecchio barcone da carico, di cui è padrone il maturo Michele; questi, che ha sposato Giorgetta, una parigina molto più giovane di lui, avverte che l'unione sta vacillando e sospetta che la moglie, sempre più insofferente e scontrosa, lo tradisca con un altro uomo. Il sospetto è fondato: Giorgetta è innamorata di Luigi, un giovane scaricatore che ogni sera, richiamato dal tenue chiarore di un fiammifero acceso, la raggiunge protetto dall'oscurità.
Michele, che vede crollare a poco a poco le proprie illusioni, tenta di risvegliare nell'animo della moglie la passione di un tempo ricordandole quel bimbo la cui breve esistenza aveva accompagnato il loro amore: erano i giorni felici in cui Giorgetta e il figlio cercavano rifugio nel suo tabarro. Ma quando egli tenta di stringerla fra le braccia, la moglie si ritrae adducendo un pretesto. Quindi si ritira nella sua stanza in attesa che il marito la segua e si assopisca, per poi incontrarsi con Luigi.
Michele indugia, riflettendo su chi possa essere l'amante della moglie e meditando vendetta, quindi accende la pipa. Attirato dal segnale luminoso, Luigi balza sul barcone credendo di trovarci l'amante; ma Michele gli è sopra, l'immobilizza e con un urlo lo riconosce; poi lo afferra per la gola, lo costringe a confessare il suo amore e lo strangola. Quindi ne avvolge il corpo esanime dentro al suo tabarro. Giorgetta torna in coperta, come colta da uno strano presentimento, ma quando si avvicina a Michele, questi apre il tabarro lasciando cadere a terra il cadavere di Luigi.
Suor Angelica
L'azione si svolge verso la fine del XVII secolo, tra le mura di un monastero nei pressi di Siena, la Pieve di Santa Maria Assunta a Cellole, vicino San Gimignano.
Da sette anni Suor Angelica, di famiglia aristocratica, ha forzatamente abbracciato la vita monastica per scontare un peccato d'amore. Durante questo lungo periodo non ha saputo più nulla del bambino nato da quell'amore, che le era stato strappato a forza subito dopo la nascita.
L'attesa sembra finalmente terminata: nel parlatorio del monastero Angelica è attesa a colloquio dalla zia principessa. Ma la vecchia signora, algida e distante, non è venuta a concederle il sospirato perdono, bensì a chiederle un formale atto di rinuncia alla sua quota del patrimonio familiare, allo scopo di costituire la dote per la sorella minore Anna Viola, prossima ad andare sposa. Il ricordo di eventi lontani ma mai cancellati dalla memoria e la possibilità di avvicinare una persona di famiglia spingono Angelica a chiedere insistentemente notizie del bambino.
Ma con implacabile freddezza la zia le annuncia che da oltre due anni il piccolo è morto, consumato da una grave malattia. Allo strazio della madre, caduta di schianto a terra, la vecchia non sa porgere altro conforto che una muta preghiera. Il pianto di Angelica continua, soffocato e straziante, anche dopo che la zia, ottenuta la firma, si allontana. Nel suo animo si fa strada l'idea folle e disperata di raggiungere il bambino nella morte per unirsi a lui per sempre. È scesa intanto la notte e Suor Angelica, non vista, si reca nell'orto del monastero: raccoglie alcune erbe velenose e con esse prepara una bevanda mortale.
D'improvviso, dopo aver bevuto pochi sorsi del distillato, Angelica è assalita da un angoscioso terrore: conscia di essere caduta in peccato mortale, si rivolge alla Vergine chiedendole un segno di grazia. E avviene il miracolo: la Madonna appare sulla soglia della chiesetta e, con gesto materno, sospinge il bambino fra le braccia protese della morente. Suor Angelica cade riversa dolcemente ed esala l'anima. Il miracolo sfolgora.
Gianni Schicchi
1299. Gianni Schicchi, famoso in tutta Firenze per il suo spirito acuto e perspicace, viene chiamato in gran fretta dai parenti di Buoso Donati, un ricco mercante appena spirato, perché escogiti un mezzo ingegnoso per salvarli da un'incresciosa situazione: il loro congiunto ha infatti lasciato in eredità i propri beni al vicino convento di frati, senza disporre nulla in favore dei suoi parenti.
Inizialmente Schicchi rifiuta di aiutarli a causa dell'atteggiamento sprezzante che la famiglia Donati, dell'aristocrazia fiorentina, mostra verso di lui, uomo della «gente nova». Ma le preghiere della figlia Lauretta (la celebre romanza «O mio babbino caro»), innamorata di Rinuccio, il giovane nipote di Buoso Donati, lo spingono a tornare sui suoi passi e a escogitare un piano, che si tramuterà successivamente in beffa. Dato che nessuno è ancora a conoscenza della dipartita, ordina che il cadavere di Buoso venga trasportato nella stanza attigua in modo da potersi lui stesso infilare sotto le coltri, e dal letto del defunto, contraffacendone la voce, dettare al notaio le ultime volontà.
Così infatti avviene, non senza che Schicchi abbia preventivamente assicurato i parenti circa l'intenzione di rispettare i desideri di ciascuno, tenendo comunque a ricordare il rigore della legge, che condanna all'esilio e al taglio della mano non solo chi si sostituisce ad altri in testamenti e lasciti, ma anche i suoi complici («Addio Firenze, addio cielo divino»).
Schicchi declina dinanzi al notaio le ultime volontà e quando dichiara di lasciare i beni più preziosi – la «migliore mula di Toscana», l'ambita casa di Firenze e i mulini di Signa – al suo «caro, devoto, affezionato amico Gianni Schicchi», i parenti esplodono in urla furibonde. Ma il finto Buoso li mette a tacere canterellando il motivo dell'esilio e infine li caccia dalla casa, divenuta di sua esclusiva proprietà.
Lauretta e Rinuccio si abbracciano teneramente; mentre Gianni Schicchi sorride contemplando la loro felicità, compiaciuto della propria astuzia.