Don Giovanni

Copertina volume Don Giovanni
12.00€

152 pagine
36 illustrazioni
23 tavole in b/n

Disponibile
ISBN
978-88-99577-33-9

Le dirò con due parole...
a cura di Marco Targa

Che sento? Il minuetto del Don Giovanni
di Ernesto Napolitano

Don Giovanni nella prospettiva psicoanalitica
di Cesare Musatti e Rodolfo Reichmann

Un ritratto
di Alberto Bosco

Argomento - Argument - Synopsis - Handlung

Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando

Le prime rappresentazioni e l’opera a Torino

Libretto

Le dirò con due parole...

a cura di Marco Targa

Nonostante il destino di Don Giovanni sia sempre quello di sprofondare nelle fiamme dell’inferno a scontare il castigo per le colpe commesse, il suo mito ha saputo tornare a reincarnarsi innumerevoli volte sulle tavole del palcoscenico, sotto forme sempre diverse. La versione che Mozart e Da Ponte ne diedero nell’opera andata in scena la prima volta al Nationaltheater di Praga nel 1787 ha finito per divenire uno dei riferimenti obbligati della cultura occidentale. Il teatro musicale di Mozart, che convoglia ed elabora moltissime delle tematiche care al pensiero settecentesco, non poteva rimanere insensibile alla figura del libertino, sotto le cui fattezze convergono e si fondono il tema del desiderio erotico smisurato e il tema della sfida alla legge morale, entrambi elementi di sconvolgimento del patto sociale che sta alla base della civile convivenza. Una sfida che, nella scena che contrappone Don Giovanni alla statua del Commendatore, assume i toni di un eroismo titanico, superbamente rappresentato dallo scontro inconciliabile dei monosillabi pronunciati dai due personaggi, moltiplicati in maniera monumentale dalla musica: «Pentiti. – No! – Sì! – No! – Sì! – No! – Sì, sì! – No, no!»...


Che Sento? Il Minuetto del Don Giovanni...

di Ernesto Napolitano

1. Praga, il Barocco

Il titolo viene da Kierkegaard, da un aforisma che compare in Enten-Eller(Aut-Aut) qualche pagina prima del saggio, indispensabile e tendenzioso, sul Don Giovanni di Mozart. Quanto al Minuetto, come tutti ricordano, è il ballo che unisce Don Ottavio e Donna Anna nel palazzo di Don Giovanni, la danza nobile fra le tre che risuonano durante la festa del primo atto. Mite, ma penetrante come una lama, è un suono che arriva a Kierkegaard da lontano, che s’insinua, ci dice, anche dove non giunge la luce. Forse proviene da un suonatore ambulante. Mentre tutti continuano nelle loro occupazioni, quelle note risuonano solo per chi sa ascoltarle.
Anche se preferiva gli intenditori, Mozart non disprezzava affatto che la sua musica si diffondesse dal basso, come un bene comune. Si racconta, anzi è lui stesso a raccontarlo1, che ancora un mese dopo il debutto a Praga delle Nozze di Figaro, a sette mesi dalla prima viennese, mezza città se ne andasse in giro cantando e fischiettando i motivi più cantabili dell’opera...


Don Giovanni nella prospettiva psicoanalitica

di Cesare Musatti e Rodolfo Reichmann

Uno di noi due, il più anziano – io Musatti – quand’era ragazzino, al principio del Novecento, ha avuto un problema, che poi si è trascinato per molti anni, senza che si presentasse una soluzione.
Mia nonna paterna, che era un personaggio molto autorevole in famiglia, per la sua saggezza ed austerità, anche se unite a una grande capacità di comprensione umana, usava ascoltare su un grammofono a trombone, con le puntine che dovevano essere continuamente cambiate, musiche d’opera.
Fra queste preferiva un disco con brani del Don Giovanni di Mozart.
Io, debbo dire, ero alquanto scandalizzato: «Deh, vieni alla finestra, o mio tesoro!». Ma come? La Nonna?
Non che ci abbia pensato spesso in seguito. Però qualche volta, anche quando la Nonna non ci fu più, il quesito mi si è presentato. E soltanto molto tardi mi sono pacificato, appoggiandomi alternativamente a due ipotesi.
La prima fondata sull’idea che la Nonna, vissuta giovanetta a Mantova e a Brescia, fosse stata allora condotta a teatro per assistere proprio ad una esecuzione del Don Giovanni, e che quindi per lei l’opera sia stata una delle prime esperienze musicali e di teatro. Si comportava come se fosse rimasta affascinata...


Un ritratto

di Alberto Bosco

Non vi è nella storia della musica protagonista più ambiguo e inafferrabile di Mozart: per quanto si cerchi di illuminare la particolare natura del suo genio creativo si finisce sempre per tralasciarne qualche aspetto o per cadere in apparenti contraddizioni, tante sono le diverse sfaccettature che coesistono nella sua musica. Forse la categoria che più si presta a definire il carattere polivalente della sua arte è quella del gioco, un’attività umana governata da leggi proprie che, pur rispecchiando la realtà, si svolge su un piano parallelo a essa e così, sospendendone momentaneamente il corso, ne mette in luce aspetti nascosti con disinvoltura e apparente innocenza. Questo non significa che l’atteggiamento di Mozart nei confronti della composizione sia ludico, tutt’altro: proprio come un fanciullo si piega alle regole del gioco con la massima serietà, altrettanto fa Mozart quando applica la sua creatività ai generi e alle forme codificate dal suo tempo, seguendone fino in fondo i requisiti. Dall’alto del suo talento, però, li porta il più delle volte verso conseguenze espressive insospettabili, muovendosi sempre all’interno dei limiti preposti...


Argomento - Argument - Synopsis - Handlung


Struttura dell’opera e organico strumentale

a cura di Enrico M. Ferrando

Per la ripresa viennese del 1788 Mozart e Da Ponte apportarono varie modifiche al testo di Don Giovanni andato in scena a Praga il 29 ottobre 1787. È pertanto possibile parlare di due versioni “autentiche” dell’opera: si tenga conto, tuttavia, che nel Settecento nessuno aveva simili scrupoli nei confronti di una partitura d’opera, che veniva sempre considerata disponibile a rimaneggiamenti in funzione delle circostanze in cui veniva eseguita.
Secondo un giudizio critico diffuso, la versione di Praga è più coerente musicalmente e drammaturgicamente, per quanto – per ragioni squisitamente musicali – sia difficile rinunciare all’esecuzione delle splendide arie nn. 10a e 21b realizzate per Vienna. La situazione è complicata dal fatto che le esecuzioni moderne – quando non siano ispirate a inflessibili criteri filologici – sono solitamente un ibrido, e che la combinazione di elementi delle due versioni (secondo varie possibili soluzioni) non può essere considerata ineccepibile esteticamente...


Le prime rappresentazioni e l’opera a Torino


Libretto