“Lo Stato siamo noi”
di Gian Carlo Caselli
Le fiabe di streghe, orchi e draghi cominciano tutte con il classico “c’era una volta”. La storia della mafia comincia al contrario: nel senso che la mafia non c’era una volta… Per un lunghissimo tempo, infatti, una folla di uomini importanti ha fatto a gara per negarne pubblicamente l’esistenza, e chi osava non essere d’accordo veniva definito un provocatore...
A trent’anni dalle stragi di Capaci e Via d’Amelio: ricordare perché non accada di nuovo
di Emanuela Giordano
Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti scava nella memoria e rievoca lo sgomento del nostro Paese quando, nel 1992, l’Italia si ritrova orfana di Giovanni Falcone (1939-1992) e Paolo Borsellino (1940-1992). I due magistrati vengono uccisi a poche settimane di distanza uno dall’altro, il 23 maggio e il 19 luglio, insieme agli uomini e alle donne delle loro scorte. Con Capaci e Via D’Amelio, la mafia sfida lo Stato e lo fa in modo eclatante. Ma le stragi provocano una reazione popolare che i mafiosi forse non si aspettavano...
Verità e antiretorica. Intervista a Marco Tutino
di Susanna Franchi
Come è nata l’idea di «Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti»?
L’idea è stata di Rosanna Purchia, che era commissaria straordinaria del Teatro Regio, e di Nicola Campogrande, direttore artistico di Mito Settembre Musica, per celebrare i 30 anni dalla morte dei due giudici. Credo abbiano pensato a me per motivi storico-oggettivi: nel 1993 sono stato l’ideatore del Requiem per le vittime della mafia, su testo di Vincenzo Consolo, per il quale io e altri sei compositori – Lorenzo Ferrero, Carlo Galante, Paolo Arcà, Matteo D’Amico, Giovanni Sollima e Marco Betta – abbiamo composto un numero a testa...