Tosca | Giacomo Puccini
Sin dal suo debutto a Roma nel 1900, Tosca è una delle opere di Puccini più eseguite e popolari. Non soltanto perché contiene tre arie memorabili, una per ogni atto («Recondita armonia», «Vissi d’arte», «E lucevan le stelle»), ma anche perché Puccini e i suoi librettisti di fiducia, Illica e Giacosa, seppero conservare la suspence, il ritmo incalzante, i colpi di scena propri di un perfetto meccanismo teatrale, quale è il dramma originario di Victorien Sardou. Thriller storico, ambientato nel 1800 nella Roma di un «papa re» impaurito dai venti rivoluzionari, mostra la ferocia della polizia pontificia nel reprimere i bonapartisti e chiunque con loro collabori.
Lungo i tre atti che scandiscono le tre fasi dell’indagine, dell’interrogatorio e dell’esecuzione, vediamo stagliarsi la crudeltà inquisitoria del barone Scarpia, ruolo che ha garantito trionfi internazionali al baritono Roberto Frontali; Martin Muehle dà voce allo slancio idealistico di Mario Cavaradossi, mentre alle prese con la personalità di Floria Tosca, trovatasi in mezzo a una situazione più grande di lei in cui assume via via la statura di un’eroina tragica, è Chiara Isotton. Come per il titolo di apertura, anche il titolo di chiusura della stagione sarà affidato alla bacchetta del Direttore musicale del Teatro, Andrea Battistoni. La regia vede l’atteso ritorno di Stefano Poda al Regio con un nuovo allestimento, dopo La Juive che vinse il premio “Abbiati” come miglior spettacolo del 2023.
Conferenza-Concerto: mercoledì 3 Giugno ore 18 - Piccolo Regio Puccini
Melodramma in tre atti
Personaggi e interpreti

Chiara Isotton

Dinara Alieva

Martin Muehle

Vincenzo Costanzo

Roberto Frontali

Claudio Sgura

Fabio Previati

Cristiano Olivieri

Daniel Umbelino (Regio Ensemble)

Igor Durlovski

Eduardo Martínez (Regio Ensemble)
Calendario rappresentazioni
Luogo di svolgimento: Teatro Regio Calendario completo
Argomento
atto
A Roma, nel giugno del 1800, il prigioniero politico Cesare Angelotti, evaso da Castel Sant’Angelo, cerca rifugio in Sant’Andrea della Valle. Si nasconde nella cappella di famiglia, dove sua sorella, la marchesa Attavanti, ha nascosto degli abiti femminili che gli agevoleranno la fuga. Entrano in chiesa il sagrestano e, subito dopo, il pittore Mario Cavaradossi. Per ritrarre Maria Maddalena, Cavaradossi si è ispirato proprio alla figura dell’Attavanti – da lui notata nei giorni precedenti – e ora ne confronta la bellezza con quella della propria amante, Floria Tosca, scandalizzando l’inge-nuo chierico. Quando questi si allontana, Cavaradossi si accorge della presenza di Angelotti: lo soccorre e lo aiuta a nascondersi nuovamente al sopraggiungere di Tosca. La celebre cantante è insospettita dall’atteggiamento di Cavaradossi, che fatica a persuaderla della propria fedeltà. Infine Cavaradossi la congeda, dandole appuntamento per quella stessa sera e si allontana a sua volta conducendo con sé Angelotti. Intanto i ragazzi della cantoria si preparano per il Te Deum che sarà celebrato per festeggiare la (presunta) sconfitta di Napoleone a Marengo. Il clima gioioso è spento dall’ingresso del barone Scarpia, il sinistro capo della polizia, già sulle tracce di Angelotti. Ritorna anche Tosca per comunicare a Mario di essere costretta ad annullare il loro appuntamento, dovendo cantare a una veglia di gala per la vittoria. La gelosia della donna, risvegliata dall’as¬senza del pittore, è alimentata da Scarpia, che conta di manovrarla a proprio vantaggio. Tosca si allontana furente, pedinata dai poliziotti. Durante il Te Deum Scarpia, in preda a una morbosa eccitazione, pregusta la cattura di Cavaradossi e la conquista di Tosca.
atto
Scarpia sta cenando a Palazzo Farnese. Il fido poliziotto Spoletta riferisce di aver seguito Tosca fino a una villa fuori porta dove, pur non avendo trovato Angelotti, ha tuttavia arrestato Cavaradossi. Da un salone attiguo, intanto, giunge la voce di Tosca che esegue una cantata. Condotto al cospetto di Scarpia, il pittore rifiuta di rivelare il nascondiglio di Angelotti. L’interrogatorio – interrotto dall’arrivo di Tosca, cui Cavaradossi intima di non rivelare quanto ha visto nella sua villa – prosegue in una stanza attigua, ma la resistenza del pittore non è fiaccata neppure dalla tortura. Tosca, al contrario, è sconvolta dalle grida dell’amante, e infine rivela il nascondiglio di Angelotti. Cavaradossi viene riportato nella stanza e Scarpia – nell’impartire ai propri uomini gli ordini per la cattura di Angelotti – gli fa capire che è stata proprio Tosca a rivelare il segreto. Ma proprio in quel momento giunge la notizia che, per un improvviso rovesciamento delle sorti della battaglia, il vero vincitore di Marengo è Napoleone, non Melas. In un sussulto di orgoglio, Cavaradossi inneggia alla libertà contro la tirannia, prima di venir trascinato via dagli sgherri di Scarpia.
Rimasto solo con Tosca, Scarpia la ricatta: se gli si concederà, lei e Cavaradossi saranno liberi. La fragile resistenza psicologica di Tosca è al limite: infine, nell’apprendere che Angelotti si è ucciso pur di non farsi catturare e che la sorte di Mario è segnata, cede. Scarpia finge di ordinare per Cavaradossi una fucilazione simulata. Ma, mentre compila il salvacondotto, Tosca si impadro¬nisce di un coltello, e quando l’uomo le si accosta per abbracciarla, lo uccide.
atto
All’alba, sulla terrazza di Castel Sant’Angelo, Cavaradossi si prepara ad affrontare la fucilazione. Tosca lo raggiunge e gli mostra il salvacondotto: i due amanti esultano, sognando l’imminente libertà. Tosca spiega a Mario che dovrà fingere di cadere sotto la scarica a salve del plotone di esecuzione. Quando i soldati si allontanano, però, la donna si trova ad abbracciare il cadavere dell’amante. Intanto i poliziotti, scoperta l’uccisione di Scarpia, si precipitano per arrestarla: ma Tosca preferisce gettarsi dai bastioni del castello, invocando la giustizia divina.