120 pagine
11 tavole a colori
10 tavole in b/n
Le dirò con due parole...
a cura di Marco Targa
La tragedia degli istinti
di Virgilio Bernardoni
Il disordine di Eros
di Simona Argentieri
Il dramma per eccellenza
di Guido Paduano
Carmen o della persuasione
di Sonia Arienta
Un ritratto
di Alberto Bosco
Carmen o la libertà nella danza.
Intervista a Giacomo Sagripanti
a cura di Valentina Crosetto
Una lotta tra due volontà.
Note di regia
di Stephen Medcalf
Argomento - Argument - Synopsis - Handlung
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
Le prime rappresentazioni
Libretto digitale
Le dirò con due parole...
a cura di Marco Targa
Quando Bizet portò a termine quella che sarebbe stata la sua ultima opera, mai avrebbe immaginato che a pochi anni dalla sua morte musicisti, intellettuali, filosofi avrebbero guardato ad essa come a un modello ispiratore, nel quale era possibile scorgere i segni precorritori di nuove direzioni che il gusto e la sensibilità artistica andavano allora imboccando. Dal Verismo musicale italiano che la critica dell’epoca non esiterà a leggere fin da subito come diretto discendente dell’opera di Bizet, all’innamoramento di Nietzsche che in essa scorgerà i caratteri di una musica liberata, da elevare a salvifico contraltare dell’opera wagneriana, per finire con quella variegata galleria di esemplari di femme fatale, la cui fenomenologia costituirà uno dei più pervasivi miti della décadence europea e di cui la gitana seduttrice rappresenta indubbiamente la capostipite...
La tragedia degli istinti
di Virgilio Bernardoni
È singolare che la Carmen di Georges Bizet, l’opera divenuta in poco tempo uno dei titoli più popolari del repertorio (ai primi del Novecento, a soli trent’anni dalle prime messe in scena, aveva già raggiunto il numero ragguardevole di mille rappresentazioni, che mediamente equivalgono a un allestimento in una qualche parte del mondo occidentale ogni undici giorni circa), l’opera che nel 1888 Friedrich Nietzsche aveva consacrato a vessillo di una modernità non decadente, in aperta contrapposizione al modernismo ambiguo del dramma wagneriano, l’«opera per eccellenza» secondo René Leibowitz, rientri fra i titoli del repertorio che sono stati oggetto di un’assai scarna letteratura critica...
Il disordine di Eros
di Simona Argentieri
«Al teatro e all’opera Freud andava solo assai di rado e solo se si davano opere di Mozart, sebbene si facesse eccezione per la Carmen» 1. La notiziola è riportata da Ernest Jones, biografo minuzioso e discepolo un po’ troppo devoto del padre della psicoanalisi. In un’altra occasione è invece Sigmund Freud stesso a raccontare una serie di pensieri che gli sono venuti in mente durante la rappresentazione della Carmen. Mentre il popolo dà sfogo ai suoi impulsi, dice, noi invece li reprimiamo pur di conservare la nostra compostezza. Economizziamo la nostra salute, la nostra capacità di godere; risparmiamo per qualche cosa, senza sapere noi stessi per che cosa, «e questa abitudine di reprimere costantemente i nostri istinti naturali costituisce la nostra raffinatezza. Perché non ci ubriachiamo? Perché il malessere e la vergogna del risveglio dalla sbornia ci danno più “fastidio” di quanto piacere ci dia l’ubriacarsi. Perché non ci innamoriamo una volta al mese? Perché ogni separazione ci strappa un po’ di cuore». Insomma, conclude, i nostri sforzi tendono più a evitare il dolore che a ricercare il piacere...
Il dramma per eccellenza
di Guido Paduano
1. «Come fosse accaduto che dalla stupenda razionalissima, quasi illuministica Carmen di Mérimée, in cui l’autore ha potuto includere persino un saggio sulla lingua tzigana senza alcun danno dell’insieme, fosse potuto scaturire un simile vulcano...».
Così poneva il problema Eugenio Montale, recensendo una rappresentazione scaligera del 1955, diretta da Karajan, con la Simionato e Di Stefano: l’opposizione da lui stabilita è tanto più eloquente se si pensa che tra Mérimée e Bizet si è conservata inalterata, come in poche altre occasioni nella storia dell’opera, la natura e la forza del messaggio, incentrato sulla funzione distruttiva che l’eros esercita nei confronti dell’individuo smantellando il suo ruolo sociale, il sistema delle sue relazioni affettive, la costellazione dei suoi valori, e per ultimo se stesso come estrema e unica ragione di vita...
Carmen o della persuasione
di Sonia Arienta
Nel romanzo di Prosper Mérimée (1845) e ancor più nell’omonima versione operistica di Georges Bizet (libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy), realizzata trent’anni più tardi (1875), la diversità culturale di entrambi i membri della coppia protagonista e il talento performativo-oratorio di Carmen emergono attraverso scelte linguistiche e strategie comunicative verbali ed extraverbali. Due elementi scarsamente indagati, ma grazie ai quali la protagonista appare lontana, sul piano concettuale e nella realtà dei fatti, sia dallo stereotipo dell’istintualità selvatica e animalesca da femmina esotica, sia da quello di femme fatale maledetta, retaggio di letture tardo-ottocentesche...
Un ritratto
di Alberto Bosco
Essere un genio al tempo stesso precoce e tardivo, questo toccò in sorte a Georges Bizet, capace di scrivere a soli 17 anni un capolavoro come la Sinfonia in do e poi di impiegarne altrettanti per trovare la propria strada nel difficile mondo musicale parigino. La sinfonia giovanile di Bizet è uno di quei lavori che, pur tradendo i modelli da cui sono ricalcati, non hanno nulla di scolastico, e proprio perché nati dal contatto con partiture preesistenti e non da contingenze della vita reale, concedono alla fantasia del compositore uno spazio di libertà maggiore, in cui può succedere che questi scopra la sua personalità in modo prepotente e pressoché compiuto in largo anticipo rispetto ai normali tempi di maturazione...
Carmen o la libertà nella danza.
Intervista a Giacomo Sagripanti
a cura di Valentina Crosetto
Fra Torino e Carmen di Georges Bizet esiste un legame che ha radici lontane. È al Teatro Carignano che nel 1888 Nietzsche la riascolta e ne coglie l’essenza descrivendo nel Caso Wagner l’amore fra Carmen e Don José come «fatum cinico, innocente, crudele». Questo capolavoro universale della passionalità e dell’istinto torna ad affascinare il pubblico del Regio con la bacchetta di Giacomo Sagripanti, al suo debutto sul podio di Orchestra e Coro del Teatro. Vincitore agli International Opera Awards come Miglior giovane direttore nel 2016, appartiene a quella generazione italiana di talenti che sta rapidamente mietendo consensi nei templi della musica mondiale.
«Carmen» è uno dei titoli più rappresentati al mondo, terzo dopo «La traviata» e «Die Zauberflöte». Qual è il segreto di un successo così longevo?
Sono diversi i fattori che contribuiscono a fare di Carmen una delle opere più amate ed eseguite, ma l’estrema attualità del plot gioca sicuramente un ruolo fondamentale. In una società ostile all’emancipazione femminile come quella ottocentesca, Carmen è una donna controcorrente, indomita nel suo anelito alla libertà, insofferente a pressioni e pregiudizi e disposta a pagare con la vita la propria scelta («Jamais Carmen ne cédera! / Libre elle est née et libre elle mourra!»)...
Una lotta tra due volontà.
Note di regia
di Stephen Medcalf
Le fonti
La storia originale di Carmen di Prosper Mérimée è molto più estrema dell’opera di Bizet. L’effetto di questo racconto breve sul lettore era perlopiù di shock e orrore. È pieno di incredibile tensione sessuale e punteggiato da momenti improvvisi di violenza e crudeltà: a Remendado fanno saltare la faccia con una pistola; José taglia la gola all’amante gitano di Carmen. Il tormento sessuale che Carmen attua su José è reso in maniera incredibilmente vivida e convincente.
Attraverso l’intero racconto si sente l’odore di sangue e di seme.
In effetti i librettisti di Bizet erano così preoccupati dal potenziale offensivo per il pubblico del materiale originale che fecero di tutto per ammorbidire l’impatto dell’opera, inserendo versi in rima e ritornelli allegri, che Bizet rifiutò aspramente, cercando invece di catturare quanto più possibile l’atmosfera del racconto...
Argomento - Argument - Synopsis - Handlung
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
Carmen nacque come opéra-comique e quindi, secondo le convenzioni di quel genere spettacolare, articolata in un’alternanza di numeri musicali e di dialoghi recitati. Ma, scomparso l’autore pochi mesi dopo la sfortunata prima (3 marzo 1875), l’editore Choudens affidò a Ernest Guiraud, amico di Bizet dall’epoca degli studi in Conservatorio, il compito di rimaneggiare l’opera per avvicinarla agli standard del teatro d’opera internazionale. Guiraud aggiunse 654 battute di musica: 15 recitativi (per 365 battute complessive) e tre numeri di danza, inseriti nell’atto IV e realizzati riadattando pagine dell’Arlésienne e della Jolie fille de Perth di Bizet. Inoltre soppresse 208 battute della musica originale, cassando la “scena e pantomima” con l’aria di Morales nell’atto I (n. 2) e abbreviando il finale dell’atto III e il coro iniziale del IV...