Rigoletto

Foto Gaia Bonanomi
Opera e balletto 2024-2025

Rigoletto | Giuseppe Verdi

Verdi, grande uomo di teatro, provava un’autentica ammirazione per il drammaturgo francese Victor Hugo, capace di inventare congegni drammatici perfetti e di mescolare il comico e il tragico, il grottesco e il sublime. Tra tutte le creazioni di Hugo, il compositore considerava Le Roi s’amuse «il miglior dramma dei tempi moderni» e per questo desiderava ardentemente metterlo in musica. Realizzò il progetto nel 1851 con Rigoletto, un’opera potente, che racconta di un giullare deforme la cui cieca sete di vendetta lo porterà a perdere il suo unico tesoro, l’adorata figlia Gilda.


Nel protagonista rabbia e dolore impediscono lo sfogo lirico: al Teatro Regio il complesso personaggio è affidato a George Petean, acclamato baritono verdiano tanto in Europa quanto negli Stati Uniti. Piero Pretti, applauditissimo la scorsa stagione come Riccardo in Un ballo in maschera, torna in uno dei suoi ruoli iconici, il duca di Mantova, l’aristocratico dissoluto per cui Verdi scrisse le arie più irresistibili, «Questa o quella per me pari sono» e «La donna è mobile». Giuliana Gianfaldoni sarà Gilda, un’adolescente mossa dalla passione e dalla generosità. Lo spettacolo è firmato da Leo Muscato: il pluripremiato regista torna al Regio con il team creativo artefice della felice produzione di Agnese di Paer, vincitrice del Premio Abbiati nel 2019. Dirige il maestro Nicola Luisotti, un esperto dell’opera italiana, acclamato a livello internazionale.
 

Nicola Luisotti direttore d'orchestra
Leo Muscato regia
Federica Parolini scene
Silvia Aymonino costumi
Alessandro Verazzi luci
Ulisse Trabacchin maestro del coro
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino

Conferenza-Concerto: mercoledì 26 Febbraio ore 18 - Piccolo Regio Puccini

Melodramma in tre atti

Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave
tratto dal dramma Le Roi s’amuse di Victor Hugo
Prima rappresentazione assoluta:
Venezia, Teatro La Fenice,
Sopratitoli in italiano/inglese
durata indicativa
165'

Personaggi e interpreti

Rigoletto Baritono

George Petean

Rigoletto Baritono

Devid Cecconi

Giuliana Gianfaldoni (foto Barbara Rigon)
Gilda Soprano

Giuliana Gianfaldoni

Daniela Cappiello (foto Valerio Gargiulo)
Gilda Soprano

Daniela Cappiello

Piero Pretti
Il duca di Mantova Tenore

Piero Pretti

Oreste Cosimo
Il duca di Mantova Tenore

Oreste Cosimo

Sparafucile Basso

Goderdzi Janelidze

Luca Tittoto
Sparafucile Basso

Luca Tittoto

Martina Belli (foto Marco Barbaro)
Maddalena Mezzosoprano

Martina Belli

Veta Pilipenko
Maddalena Mezzosoprano

Veta Pilipenko

Giovanna Mezzosoprano

Siphokazi Molteno (Regio Ensemble)

Il conte di Monterone Basso

Emanuele Cordaro

Marullo Baritono

Janusz Nosek (Regio Ensemble)

Matteo Borsa Tenore

Mark Kim (Regio Ensemble)

Il conte di Ceprano Basso

Pete Thanapat (Regio Ensemble)

La contessa di Ceprano Soprano

Albina Tonkikh (Regio Ensemble)

Il paggio della duchessa Soprano

Chiara Notarnicola

 

 

Calendario rappresentazioni

Luogo di svolgimento: Teatro Regio Calendario completo

Opera e balletto
Rigoletto | Giuseppe Verdi

Anteprima Giovani

2025-02-27 20:00:00 Europe/Rome Rigoletto | Giuseppe Verdi di | Giuseppe Verdi Teatro Regio di Torino Teatro Regio di Torino

Opera e balletto
Rigoletto | Giuseppe Verdi
2025-02-28 20:00:00 Europe/Rome Rigoletto | Giuseppe Verdi di | Giuseppe Verdi Teatro Regio di Torino Teatro Regio di Torino

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Argomento

atto

«Pari siamo: io la lingua, egli ha il pugnale!»

(Rigoletto, atto I, scena VIII)

Al Palazzo Ducale, durante una festa, il Duca, che ha l'abitudine di confondersi tra il popolo in incognito, confida al fido Borsa di voler portare a compimento la conquista di una fanciulla (Gilda) che vede sempre all'uscita della chiesa. Borsa gli fa notare le beltà delle dame presenti, e il Duca, dopo aver dichiarato il suo spirito libertino (Questa o quella per me pari sono), corteggia la Contessa di Ceprano provocando la rabbia del marito, che viene schernito dal buffone di corte Rigoletto. Intanto, in disparte, Marullo racconta agli altri cortigiani che Rigoletto, sebbene gobbo e deforme, avrebbe un'amante; la notizia è lo spunto per i cortigiani e per il conte di Ceprano per vendicarsi dell'ironia offensiva del buffone con il rapimento della donna. In realtà la giovane che Rigoletto tiene ben nascosta in casa non è altri che la figlia Gilda.

Improvvisamente irrompe il Conte di Monterone, vecchio nemico del Duca, che lo accusa pubblicamente di avergli sedotto la figlia. Rigoletto lo irride e Monterone maledice lui e il Duca, che ordina di arrestarlo, mentre Rigoletto, spaventato dalle sue parole, fugge. Profondamente turbato dalla maledizione di Monterone (Quel vecchio maledivami), mentre è sulla strada di casa il buffone viene avvicinato da Sparafucile, un sicario prezzolato che gli offre i suoi servigi. Rigoletto lo allontana, paragonandosi poi in qualche modo a lui (Pari siamo), meditando sulla sua vita infelice e cercando di distogliere la mente dal pensiero ricorrente della maledizione.

Giunto a casa, riabbraccia Gilda, all'oscuro del lavoro di buffone di corte del padre, e raccomanda alla domestica Giovanna di vegliare su di lei, ossessionato dalla paura che la fanciulla possa essere insidiata (Veglia, o donna, questo fiore). Il Duca si è però già introdotto nella casa e osserva di nascosto la scena. Andatosene Rigoletto, egli avvicina la giovane e si dichiara innamorato (È il sol dell'anima) spacciandosi per uno studente povero, Gualtier Maldé, ma è costretto a desistere dalla sua opera di seduzione data la presenza di qualcuno nei pressi della casa. Gilda, rimasta sola, esprime il suo amore per il giovane (Gualtier Maldé... Caro nome...).

Nei dintorni si aggirano in effetti i cortigiani, con l'intenzione di attuare il rapimento di quella che è creduta l'amante del buffone. Essi coinvolgono lo stesso Rigoletto, che, colto da un presentimento, è tornato sui suoi passi e al quale fanno credere con un inganno di voler rapire la contessa di Ceprano. Sollevato dai propri timori, Rigoletto accetta di unirsi all'impresa. Con la scusa di fargli indossare come tutti una maschera, la vista, già scarsa per il buio notturno, e l'udito gli vengono impediti con una benda, mentre i cortigiani rapiscono Gilda (Zitti zitti, moviamo a vendetta). Solo quando tutti sono partiti, egli capisce la verità e ripensa alla maledizione ricevuta (Ah, la maledizione).

atto

Rientrato a palazzo, il Duca, che era tornato a cercare Gilda poco dopo il loro incontro, si dispera per il rapimento della giovane, avvenuto nel breve tempo della sua assenza (Ella mi fu rapita). Quando però i cortigiani lo informano di aver rapito l'amante di Rigoletto, e che questa si trova nel Palazzo, realizza che la sorte lo ha in realtà favorito e si affretta a raggiungere l'amata (Possente amor mi chiama). Entra Rigoletto che, fingendo indifferenza, cerca la figlia, deriso dal crocchio di cortigiani; quando capisce che Gilda si trova nella camera del Duca, sfoga la sua ira imprecando contro i nobili, che apprendono con sorpresa che la giovane rapita è sua figlia, ma gli impediscono di raggiungerla (Cortigiani, vil razza dannata).

Esce Gilda, che rivela al padre di essere stata disonorata e, dopo che sono rimasti soli, gli racconta come ha conosciuto il giovane di cui ignorava la vera identità (Tutte le feste al tempio), mentre Rigoletto cerca di consolarla (Piangi, fanciulla). Passa frattanto Monterone, che sta per essere condotto in carcere. Il vecchio nobile si ferma e osserva il Duca ritratto in un quadro, constatando amaramente che la sua maledizione è stata vana. Udite le sue parole, Rigoletto replica che la vendetta arriverà invece per opera sua (No vecchio t'inganni...sì, vendetta): egli ha già deciso di rivolgersi al sicario Sparafucile per chiedergli di uccidere il Duca.

atto

Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l'uomo che ella, dopo un mese trascorso, continua ad amare. La conduce perciò alla locanda di Sparafucile sulle rive del fiume Mincio, dove si trova il Duca in incognito. Gilda ha così modo di vedere di nascosto l'amato dichiarare la propria irrisione verso le donne e gli uomini che se ne innamorano (La donna è mobile) e poi corteggiare Maddalena, sorella del sicario, come già aveva fatto con lei (Bella figlia dell'amore).

Rigoletto dà ordine alla figlia di tornare a casa e partire immediatamente alla volta di Verona, travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con Sparafucile, si allontana anch'egli dalla locanda. Mentre si avvicina un temporale, Gilda, già in abiti maschili, in preda ancora a un'attrazione irrefrenabile, torna presso la locanda e ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge: Maddalena, invaghitasi anch'essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto Rigoletto non appena giungerà con il denaro. Sparafucile, vantando una sorta di "rigore professionale", non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso: aspetterà fino a mezzanotte e, se arriverà, ucciderà il primo uomo che entrerà nell'osteria (Se pria che abbia il mezzo la notte toccato). Gilda decide immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, bussa alla porta della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario.

A mezzanotte, come convenuto, Rigoletto ritorna alla locanda e Sparafucile gli consegna il corpo in un sacco. Il buffone, illudendosi con grande soddisfazione di aver compiuto la sua vendetta, si appresta a gettarlo nel fiume quando, in lontananza, ode la voce del Duca (ripresa de La donna è mobile). Raggelato, si chiede di chi sia allora il corpo nel sacco, e quando lo apre scopre con orrore Gilda in fin di vita, che in un ultimo anelito gli chiede perdono e muore tra le sue braccia (V'ho ingannato....Lassù in cielo). Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione di Monterone si è avverata (Ah, la maledizione!).

 

 

 

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