Simon Boccanegra - ANNULLATA | Giuseppe Verdi
Spettacolo annullato: qui tutte le informazioni
Un’avvincente opera a sfondo storico densa di contrasti: tra sfera pubblica e privata, tra diritti del cuore e norme sociali, tra grandi conflitti storici e vicende individuali. Dominata da una tinta scura e dalla prevalenza delle voci maschili, vi si cela un Verdi elegante e sperimentale.
Melodramma in un prologo e tre atti
Personaggi e interpreti
Carlos Álvarez
Rebeka Lokar
Michele Pertusi
Roberto Aronica
Roberto de Candia
Calendario rappresentazioni
Luogo di svolgimento: Teatro Regio Calendario completo
Argomento
Prologo
A Genova, alla metà del XIV secolo. Paolo Albiani trama per far eleggere doge una persona che abbia i favori del popolo; per questo sceglie Simon Boccanegra, un corsaro che ha ottenuto grandi meriti liberando le coste dai pirati berberi. Boccanegra, dopo qualche titubanza, si convince e accetta, nella speranza di riuscire così a sposare l’amata Maria, che il padre, Jacopo Fiesco, tiene rinchiusa benché abbia già avuto da Simone una figlia. Fiesco esce dal palazzo e accusa il corsaro di aver sedotto e coperto di vergogna Maria; Simone offre il petto alla sua vendetta e per questo l’altro promette clemenza, ma solo se gli verrà data la bambina. Boccanegra non può accontentarlo perché non sa dove si trovi la figlia. Simone entra nel palazzo Fieschi e trova Maria morta: urla, mentre la folla accorre e lo acclama doge.
Atto I
Venticinque anni dopo. A palazzo Grimaldi, Amelia attende l’amato Gabriele Adorno che, insieme ad Andrea (che è in realtà il vecchio Jacopo Fiesco), sta complottando contro il doge. Adorno apprende che Amelia è una trovatella adottata dalla nobile famiglia e che il doge, per impadronirsi delle sue ricchezze, la vorrebbe dare in sposa al suo favorito Paolo Albiani. Boccanegra giunge alla casa e capisce che Amelia è in realtà sua figlia; Albiani, costretto a rinunciare a lei, ne progetta il rapimento. Nella Sala del Consiglio, dove Boccanegra tenta di convincere i riottosi senatori a trattare la pace con Venezia, irrompe la folla. Adorno dichiara di avere ucciso un popolano che aveva rapito Amelia. Gli scontri tra patrizi e plebei continuano, tutti vogliono conoscere il mandante del rapimento. Il doge, avendo intuito la verità, invita Albiani a maledire pubblicamente l’ignoto colpevole: questi pronuncia così a denti stretti la propria condanna.
Atto II
Nella stanza del doge, Paolo, che è deciso a vendicarsi, ne avvelena la brocca; ordina poi di introdurre il prigioniero Fiesco per spingerlo, senza riuscirvi, a uccidere il doge. Prova poi con Adorno, sfruttandone la gelosia per Amelia. Incalzata dall’amato, ella ammette di amare il doge, senza confessare ciò che la lega a lui. Quando Simone arriva, Adorno si nasconde. Il doge dice alla figlia di allontanarsi e beve un bicchiere d’acqua dalla brocca avvelenata. Gabriele torna per ucciderlo, ma Simone si sveglia e accusa l’altro di volerlo depredare del suo unico tesoro, sua figlia. Il pentimento di Adorno commuove Boccanegra, che sancisce con la propria benedizione il vincolo tra i due giovani.
Atto III
Nel palazzo ducale si sentono le grida dei plebei che hanno sconfitto i patrizi e inneggiano al doge. Fiesco è libero e Paolo, che è passato tra le file dei ribelli, condotto a morte, rivela a Fiesco di aver avvelenato il doge e fatto rapire Amelia. Simone comincia a sentire gli effetti del veleno; Fiesco si svela nella sua vera identità a Boccanegra e quest’ultimo rivendica il suo perdono, perché Amelia è la figlia perduta che egli aveva reclamato. Giungono Amelia e Adorno; il doge, dopo aver nominato Adorno suo successore, spira tra le braccia della figlia.