Il check out della Duchessa di Adès
di Benedetta Saglietti
Sesso, “polvere” e polaroid
di Philip Hensher
Thomas Adès
Un’opera da camera piena di effetti speciali
di Riccardo Bisatti
Ricomporre il puzzle
di Paolo Vettori
Scene da un manicomio (con omaggio a Carlo Mollino)
di Claudia Boasso
Argomento
Libretto (inglese/italiano)
Il check out della Duchessa di Adès
di Benedetta Saglietti
«Molte cose al mondo non hanno un nome,
e molte, anche se il nome ce l’hanno,
non sono mai state descritte».
Susan Sontag, Note sul camp
Era il 1898, quando Freud scriveva: «Attualmente nelle cose del sesso, noi siamo tutti quanti, malati e sani, nient’altro che ipocriti». Questo oggi, nella lirica, è ancora vero? Iniziamo dal titolo di questo brillante “conversation-piece”. ll librettista, Philip Hensher, ci rivela qualche segreto: «L’ispirazione iniziale è stata un dipinto di Georges Seurat, Giovane donna che s’incipria (1889-90). Abbiamo giocato per un po’ col titolo The Powderess, ma alla fine abbiamo deciso (Adès e io, N.d.A.) che non era davvero inglese. L’eco della citazione “Cover her face: mine eyes dazzle” da La duchessa di Amalfi, invece, era inconscia»...
Sesso, “polvere ” e polaroid
di Philip Hensher
Di tanto in tanto, qualche brava persona che mi presenta a un festival letterario o a un incontro culturale in libreria, comincia menzionando i miei cosiddetti successi, e spesso conclude atrocemente così: «romanziere, giornalista… e librettista». È un’affermazione tremendamente scorretta, visto che ho scritto un solo libretto d’opera, e nessuno mi ha mai chiesto di scriverne un altro. È come la storia del vecchio contadino italiano: «preparo la cena per mia moglie una volta all’anno, per il suo compleanno. Mi chiamano forse Luigi il cuoco? Ho montato una mensola in bagno, vent’anni fa. Mi chiamano forse Luigi il falegname? Ma se una sola volta fai sesso con una pecora…»...
Thomas Adès
Thomas Adès è nato a Londra nel 1971. Famoso sia come compositore che come interprete, lavora regolarmente con le più importanti orchestre, teatri d’opera e festival del mondo. Il suo catalogo contempla tre opere: la più recente, The Exterminating Angel, è stata presentata in anteprima al Festival di Salisburgo nel 2016, prima di essere rappresentata al Metropolitan di New York e alla Royal Opera House di Londra, sempre sotto la direzione del compositore; The Tempest (Royal Opera House e Metropolitan Opera, 2004); e Powder Her Face (1995)...
Un’opera da camera piena di effetti speciali
di Riccardo Bisatti
Avere la possibilità di affrontare una partitura come quella di Powder Her Face di Thomas Adès è sicuramente una grande sfida. Tecnicamente mette a dura prova il direttore ma quello che più mi colpisce di quest’opera è la grande naturalezza con la quale Adès racconta, attraverso i suoni, la storia della Duchessa di Argyll. Con la mia lettura vorrei far trasparire il carattere da camera di questa partitura; l’ensemble è formato da 15 esecutori che, sulla scia di Britten, hanno pari importanza all’interno del tessuto musicale...
Ricomporre il puzzle
di Paolo Vettori
Powder Her Face è un’opera di una modernità davvero straordinaria. Si fonda su un’originale rilettura delle vicende, controverse e affascinanti, che segnarono e condizionarono la vita di una protagonista della storia e della cronaca. Ethel Margaret Whigham, divenuta poi in seconde nozze Duchessa di Argyll, domina la scena, fra scandali, erotismo, maxi-divorzio, moralismi e decadenza. Lo spettatore sensibile e attento non tarda a rendersi conto che in fondo sta assistendo alla rappresentazione della nostra società, dell’irresistibile voglia di spiare dal buco della serratura per giudicare l’altro, della macchina del fango pronta ad azionarsi alla prima possibilità utile...
Scene da un manicomio (con omaggio a Carlo Mollino)
di Claudia Boasso
Lo spazio scenico racconta e sottende un luogo interiore, spazio dell’anima del personaggio principale, la miliardaria Ethel Margaret Whigham, duchessa di Argyll, ed è contemporaneamente uno spazio tangibile, ricco e raffinato, in cui si evolvono le otto scene, salti temporali in cui si dipana la storia dell’opera. Le pareti consunte, quasi manicomiali, della stanza narrano la miseria dell’ospizio, ultima parte della sua vita, che viene spazzata via dalla polvere del tempo, lasciando a contrasto e confronto la camera ricca dell’hotel, sua residenza abituale. In questo ambiente di giochi proibiti gli oggetti, i mobili aiutano a fantasticare e creare sempre nuove, provocanti e sensuali situazioni...