144 pagine
11 tavole a colori
14 tavole in b/n
Le dirò con due parole...
a cura di Marco Targa
Le folli ebbrezze d’un sogno d’amor
di Maurizio Modugno
Per una breve storia dell’esotismo.
Da Marco Polo a Baudelaire, da Bizet a Emilio Salgari
di Ernesto Ferrero
Un ritratto
di Alberto Bosco
Universi magici per l’opera.
Intervista a Cécile Roussat e Julien Lubek
a cura di Donatella Meneghini
Riflessioni su un’opera rituale.
Intervista a Ryan McAdams
a cura di Liana Püschel
Argomento - Argument - Synopsis - Handlung
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
Le prime rappresentazioni e l’opera a Torino
Libretto (francese / italiano)
Le dirò con due parole...
a cura di Marco Targa
La storia dell’opera Les Pêcheurs de perles, lavoro giovanile del futuro compositore della Carmen, è abbastanza insolita. Scritta nel 1863, quando Bizet aveva solamente venticinque anni, fu rappresentata quello stesso anno al Théâtre-Lyrique di Parigi, guadagnandosi un indiscusso successo di pubblico (le repliche furono venti), ma scontentando la critica. L’unica voce fuori dal coro dei giudizi negativi dei recensori fu quella di Hector Berlioz, che seppe invece riconoscere i pregi dell’opera e intravedere il genio del giovane compositore. L’approvazione di Berlioz non bastò però a salvare l’opera dal disinteresse in cui cadde, tanto da non essere mai più rappresentata e, di fatto, venire dimenticata fin oltre un decennio dopo la morte dell’autore...
Le folli ebbrezze d’un sogno d’amor
di Maurizio Modugno
«Un fascio di luce abbagliante l’avvolse, togliendola alla vista del “cacciatore di serpenti” che fu forzato a chiudere gli occhi. Quella fanciulla era coperta letteralmente d’oro e di pietre preziose d’inestimabile prezzo. Una corazza d’oro, tempestata dei più bei diamanti del Golconda e del Guzerate, decorata del misterioso serpente colla testa di donna, le racchiudeva tutto il seno e spariva in un largo scialle di cachemire trapunto d’argento, che cingevale i fianchi; molteplici collane di perle e di diamanti grossi come nocciuole le pendevano dal collo; larghi braccialetti pur tempestati di pietre preziose le ornavano le nude braccia [...]».
«L’ho veduta nella jungla», disse Tremal-Naik con voce cupa [...]
Quel che s’è appena letto, non è un riassunto amplificato del primo atto di Les Pêcheurs de perles di Georges Bizet, bensì il combinato disposto di due brani de I misteri della Jungla Nera di Emilio Salgari 1. Forse il miglior romanzo fra i tanti dello scrittore veneto (e torinese d’adozione), non di rado evocato quando di tal opera bizetiana si discorra. Molto più a ragione di quanto comunemente non si creda...
Per una breve storia dell’esotismo.
Da Marco Polo a Baudelaire, da Bizet a Emilio Salgari
di Ernesto Ferrero
Le prime tracce di esotismo, in Italia, sono reperibili nella pittura rinascimentale: il Pinturicchio della Sistina, Piero di Cosimo agli Uffizi, la Cavalcata dei Magi di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici Riccardi, con i suoi dignitari bizantini splendidamente abbigliati; la sontuosa, magica Melissa di Dosso Dossi alla Galleria Borghese. L’Oriente offre al pittore la possibilità di sfrenare la fantasia nella magnificenza dei costumi, in un lusso immaginato con voluttà visionaria, espressione araldica di un mondo lontano da quello radicalmente “altro” raccontato dai frati-esploratori del Due e Trecento, Giovanni da Pian del Carpine, Odorico di Pordenone, Guglielmo di Rubruck, o da saggi mercanti come Marco Polo. È semmai più vicino a quello raccontato a metà del Trecento dall’inglese John Mandeville...
Un ritratto
di Alberto Bosco
Essere un genio al tempo stesso precoce e tardivo, questo toccò in sorte a Georges Bizet, capace di scrivere a soli 17 anni un capolavoro come la Sinfonia in do e poi di impiegarne altrettanti per trovare la propria strada nel difficile mondo musicale parigino. La sinfonia giovanile di Bizet è uno di quei lavori che, pur tradendo i modelli da cui sono ricalcati, non hanno nulla di scolastico, e proprio perché nati dal contatto con partiture preesistenti e non da contingenze della vita reale, concedono alla fantasia del compositore uno spazio di libertà maggiore, in cui può succedere che questi scopra la sua personalità in modo prepotente e pressoché compiuto in largo anticipo rispetto ai normali tempi di maturazione. Dall’entusiasmo dell’artista che trova senza sforzo la propria vena autentica deriva il carattere di questa sinfonia, in cui c’è già tutto Bizet, la sua leggerezza, la sua malinconia, l’ironia e la strumentazione cristallina, ma in cui manca però un ingrediente fondamentale della sua arte matura...
Universi magici per l’opera.
Intervista a Cécile Roussat e Julien Lubek
a cura di Donatella Meneghini
Cécile Roussat e Julien Lubek, artisti a 360 gradi, firmano regia, scenografia, costumi, coreografia e luci del nuovo allestimento del Teatro Regio per I pescatori di perle. I loro spettacoli sono pieni di fantasia e guidano lo spettatore in un mondo magico e in un’atmosfera incantata.
Siete già stati a Torino nel 2015 con «Dido and Æneas»; ricordiamo comunque brevemente al pubblico quale è stata la vostra formazione e in cosa si caratterizzano le vostre performances.
Ci siamo conosciuti nel 2000 quando entrambi studiavamo con il celebre mimo Marcel Marceau a Parigi. L’arte del mimo è rimasta il nucleo fondante del nostro rapporto con la scena, ma la nostra formazione si estende al teatro, alle arti della marionetta, del circo e dell’illusione...
Riflessioni su un’opera rituale.
Intervista a Ryan McAdams
a cura di Liana Püschel
«Se io avessi gli stessi gusti del pubblico non avrei fatto quei poveri Pescatori di gamberetti, opera che, bisogna ammetterlo, non è piaciuta molto». Con queste parole Bizet, intorno al 1870, ricordava l’accoglienza tiepida ricevuta dalla sua opera d’esordio, Les Pêcheurs de perles, e rivendicava l’originalità delle sue scelte. Oggi quel lavoro è ancora lontano dal raggiungere la fama di Carmen, ma riesce sempre più spesso a destare l’entusiasmo del pubblico e degli interpreti. Fra i suoi sostenitori c’è il direttore Ryan McAdams, che concerta l’opera per l’apertura della stagione del Teatro Regio.
Maestro, dopo la sua prima esperienza nel 2016 per «Carmen», torna al Regio con un altro titolo di Bizet.
Sembra che in Italia io mi stia facendo una carriera come direttore di Bizet, il che è strano (e meraviglioso!). Tra l’altro a Torino, nel 2015, condussi Les Pêcheurs per la prima volta, all’Auditorium Toscanini con l’Orchestra Nazionale della Rai...
Argomento - Argument - Synopsis - Handlung
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
Les Pêcheurs de perles fu scritta per il Théâtre-Lyrique, che a metà Ottocento aveva affiancato i tre maggiori palcoscenici della capitale francese: Opéra, Opéra-Comique e Théâtre-Italien. Le convenzioni che regolavano la vita operistica parigina prevedevano uno stretto collegamento tra le istituzioni e i generi destinati a esservi rappresentati: il Théâtre-Lyrique interruppe questa consuetudine presentando invece un repertorio eterogeneo. In effetti l’opera di Bizet si avvicina più al carattere solenne e spettacolare dell’Opéra che ai toni lievi dell’Opéra-Comique, come Joannès Weber ebbe a notare già all’epoca: «Les Pêcheurs de perles non è altro che un grand opéra; non solo perché i dialoghi sono sostituiti da recitativi, ma anche perché non ci sono situazioni spassose né personaggi comici, e perché gli autori del testo e della musica hanno puntato ai più spettacolari effetti drammatici» 1...