Francesca da Rimini | Riccardo Zandonai
L’episodio di Paolo e Francesca, nel Canto V dell’Inferno, è una delle pagine della letteratura italiana che continuano, ancora oggi, ad appassionare generazioni di lettori. A quella vicenda s’ispirò Riccardo Zandonai per Francesca da Rimini, opera che debuttò al Regio nel 1914. Il soggetto è filtrato dalla tragedia omonima di Gabriele D’Annunzio, cui si deve l’intelaiatura teatrale e molti dei versi confluiti nel libretto di Tito Ricordi. Zandonai mise in musica la storia dei due amanti con un avanzato linguaggio armonico, dove i confini tra parola detta e cantata si assottigliano, tanto poesia e musica si compenetrano. Gli arcaismi tipici del verso di D’Annunzio trovano un equivalente musicale in Zandonai con l’inserimento, nel suo linguaggio moderno, di raffinati falsi storici e strumenti musicali dal sapore antico. Che vi interessi come oggetto culturale, o perché siete innamorati di D’Annunzio, o di Dante, o innamorati e basta, non ha importanza: Francesca da Rimini è un’opera tutta da scoprire.
Il titolo vedrà sul podio Andrea Battistoni, che, nella veste di Direttore musicale del Regio, ha tra i suoi obiettivi proprio la riproposizione di titoli meno frequentati del repertorio italiano. Una superstar internazionale come il tenore Roberto Alagna veste i panni di Paolo Malatesta; l’impervia e appassionata parte di Francesca è del soprano uzbeko Barno Ismatullaeva. Al gusto figurativo di Andrea Bernard, regista e architetto, è affidata la creazione del nuovo allestimento.
Conferenza-Concerto: mercoledì 1 Ottobre ore 18 - Piccolo Regio Puccini
Tragedia in quattro atti
Personaggi e interpreti

Barno Ismatullaeva

Ekaterina Sannikova

Roberto Alagna

Marcelo Puente

George Gagnidze

Simone Piazzola

Valentina Boi

Devid Cecconi

Matteo Mezzaro

Valentina Mastrangelo

Albina Tonkikh (Regio Ensemble)

Martina Myskohlid (Regio Ensemble)

Sofia Koberidze

Silvia Beltrami

Enzo Peroni

Janusz Nosek

Daniel Umbelino (Regio Ensemble)

Eduardo Martínez (Regio Ensemble)
Calendario rappresentazioni
Luogo di svolgimento: Teatro Regio Calendario completo
Argomento
atto
Garsenda, Biancofiore, Altichiara, e Adonella — ancelle di Francesca, figlia di Guido da Polenta — si intrattengono scherzosamente, nel cortile del palazzo di famiglia, con un giullare, a cui chiedono di narrare loro la storia di Tristano e Isotta. Il giullare inizia il racconto, ma viene interrotto da Ostasio, fratello di Francesca, che sopraggiunge in compagnia di Ser Toldo, notaio. Le ragazze si dileguano. Ostasio inquisisce il giullare: vuole sapere se è arrivato al seguito di Paolo Malatesta, o se sia stato di recente a Rimini. Rimasto solo con il notaio, Ostasio gli esterna la propria preoccupazione: teme che Francesca scopra l’inganno ordito per indurla alle nozze, combinate per ragioni politiche, con il rozzo e sciancato Giovanni (“Gianciotto”) Malatesta. Francesca dovrà credere che l’affascinante Paolo, fratello minore di Giovanni, appena giunto a Ravenna per celebrare per procura le nozze, sia in effetti il promesso sposo. Allontanatisi i due, arrivano, accompagnate dalle ancelle, Francesca e la sorella Samaritana: Samaritana è triste, perché dovrà separarsi da lei. Le ancelle le additano un bellissimo giovane che sta attraversando il cortile: Francesca, che lo crede il promesso sposo, se ne sente immediatamente attratta. Samaritana, colta da un oscuro presentimento, scongiura la sorella di non abbandonarla, di non lasciare la casa che ha visto la loro felice giovinezza, ma Francesca, come in estasi, si avvicina lentamente al giovane per offrirgli una rosa rossa, appena colta. Le donne della Casa commentano gioiosamente la situazione, mentre Samaritana si allontana in lacrime.
atto
Sulla torre di Casa Malatesta, a Rimini, Francesca segue le fasi della preparazione per uno scontro con l’opposta fazione dei Parcitadi. Quando arriva Paolo, Francesca gli chiede di potersi fermare a osservare la battaglia. Paolo non nasconde il proprio disagio nei confronti della cognata; Francesca, da parte sua, gli ricorda di essere stata vittima di un raggiro, il giorno del loro primo incontro: ma Paolo protesta di non essere stato consapevole della macchinazione ordita contro di lei. Ciò che ricorda, di quel giorno, è la rosa che gli era stata offerta: da quel momento, non ha più potuto avere pace. Si odono i rintocchi di una campana: sono il segnale per l’inizio della battaglia. Con un gesto sprezzante e spavaldo, Paolo si toglie l’elmetto e lo consegna a Francesca; poi sale sugli spalti per prendere parte al combattimento. Francesca lo osserva con trepidazione: l’amore per Paolo è più forte del risentimento; pregando, lo perdona per averla
ingannata. Intanto, con un magistrale colpo di balestra, Paolo ha abbattuto Ugolino Cignatta: la morte del capitano avversario determina una svolta decisiva nel corso della battaglia. Ma una saetta nemica sfiora il capo nudo di Paolo, che cade tramortito. Credendolo ferito, Francesca si getta su di lui e lo abbraccia.
Paolo è sconvolto: a fargli male — le dice, non è stato il tocco della freccia, ma quello delle sue mani. L’insostenibile tensione del confronto tra i due è rotta dall’arrivo di Gianciotto, che cerca Paolo per complimentarsi per la sua azione nel combattimento. Gianciotto invita moglie e fratello a brindare con lui alla vittoria. Paolo e Francesca bevono con imbarazzo dalla stessa coppa, non riuscendo a staccare lo sguardo l’uno dall’altra. Intanto il giovane Malatestino viene condotto sulla torre: durante il combattimento
un colpo gli ha causato la perdita di un occhio. Francesca gli benda la ferita, e il ragazzo, con malevola irruenza, chiede di tornare immediatamente nella mischia. La battaglia infuria nuovamente nelle vie della città in tumulto, tra gli squilli delle trombe e i rintocchi delle campane a stormo.
atto
Nella propria stanza, Francesca passa il tempo in compagnia delle ancelle, leggendo la storia di Lancillotto. Rimasta sola con la fida Smaragdi, non le nasconde il proprio turbamento: si sente come posseduta da un demone, ed è terrorizzata dal comportamento inquietante di Malatestino. Smaragdi cerca di rassicurarla. Le ancelle rientrano, conducendo, come Francesca aveva richiesto, un gruppo di musicisti, e, mentre Francesca si adorna il capo con una ghirlanda di violette, cantano e danzano inneggiando all’incipiente primavera. Francesca, congedate le ancelle, cade nuovamente preda del nervosismo. Smaragdi, pur consapevole dei timori di Francesca, accompagna al suo cospetto Paolo, rientrato dopo una lunga assenza.
La conversazione tra i due cognati inizia in un clima di garbato imbarazzo, ma, dopo che hanno rievocato il loro primo incontro, i toni del colloquio diventano sempre più intimamente confidenziali, e la reciproca passione si fa sempre più difficile da mascherare. Quindi, come per alleviare la tensione che si sta accumulando, si accostano al libro, e si avvicinano per leggere insieme; ma, quando Francesca legge il passaggio in cui Ginevra abbraccia Lancillotto, Paolo si volge verso di lei, e la bacia appassionatamente. I due giovani sono sopraffatti dall’emozione. Da fuori, giungono canti che magnificano la primavera.
atto
Quadro I
In una sala del palazzo, Francesca rimprovera a Malatestino i suoi atteggiamenti crudeli e cinici. Il ragazzo, morbosamente attratto da lei, non perde occasione per insidiarla; facendo velate allusioni alla sua infedeltà, si spinge al punto di insinuare la possibilità di uccidere Gianciotto pur di possederla. Mentre parlano, si odono provenire dai sotterranei le grida di un prigioniero. Francesca dice di soffrire nell’udire quei lamenti e Malatestino, afferrata una mannaia, scende alla prigione per far tacere il malcapitato. Francesca,
sconvolta, sembra incapace di una reazione. Raggiunta da Gianciotto, si lamenta per il comportamento di Malatestino; ma poi, forse temendo di compromettersi, cerca di cambiare discorso, e si informa sull’imminente viaggio del marito. Improvvisamente si ode l’urlo terribile del prigioniero trucidato. Udendo i passi di Malatestino che rientra, Francesca, inorridita, si allontana per non vederlo. Gianciotto rimprovera il fratello per i suoi eccessi, e Malatestino, per vendicarsi della cognata, svela a Gianciotto l’amore colpevole di Paolo e Francesca. In preda a un sordo furore, Gianciotto architetta immediatamente la vendetta: poiché Francesca sa che deve partire per Pesaro, fingerà di mettersi in viaggio, e sorprenderà gli amanti fedifraghi quella notte stessa.
Quadro II
Nella sua stanza, Francesca è vegliata dalle ancelle. Il suo riposo è agitato da incubi; si sveglia di soprassalto e decide di non riprendere sonno: passerà il resto della notte leggendo. Congedate le altre ancelle, in compagnia di Biancofiore rievoca gli anni felici della giovinezza, ricordando la sorella Samaritana.
Più tardi, rimasta sola, Francesca sente battere alla porta. Esitante e preoccupata, chiama sommessamente Smaragdi: ma dall’altra parte risponde la voce di Paolo. Francesca lo accoglie: i due
giovani si scambiano ardenti espressioni d’amore. Quando Gianciotto irrompe nella stanza, Paolo tenta di fuggire attraverso una botola, ma la sua veste rimane impigliata a un ferro. Gianciotto si scaglia su di lui con lo stocco sguainato: quando sta per vibrare il colpo fatale, Francesca si interpone per fare scudo a Paolo
con il proprio corpo, restando trafitta. Si volta per abbracciare per l’ultima volta l’amato. Pazzo di rabbia, Gianciotto vibra un altro colpo al fianco del fratello. Senza un gemito, stretti nell’ultimo
abbraccio, Paolo e Francesca si accasciano sul pavimento. In un ultimo, silenzioso gesto di disprezzo e di rabbia, Gianciotto spezza la lama su un ginocchio.