Schiaccianoci, Lo

Copertina volume Lo schiaccianoci
12.00€

80 pagine
24 illustrazioni
37 tavole in b/n

Disponibile
ISBN
978-88-99577-23-0

Il trionfo dei sortilegi
di Vittoria Ottolenghi

La realtà magica
di Amedeo Amodio

Da Grimm a Hoffmann
di Emanuele Luzzati

Vita e miracoli dello Ščelkunčik
di Sergio Trombetta

Il riscatto del balletto
di Elisabetta Fava

Videomappa di Schiaccianoci e dei suoi interpreti
di Elisabetta Guzzo Vaccarino

Un ritratto
di Alberto Bosco

Argomento - Argument - Synopsis

Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando

Il trionfo dei sortilegi

di Vittoria Ottolenghi

Lo schiaccianoci di Amedeo Amodio, è carico di gloria e di doni meravigliosi: non soltanto quelli di Natale per i due piccoli protagonisti, Maria e Fritz. Ma con il dono di idee e di incantesimi nuovi. E di uno scenografo e costumista – Emanuele Luzzati – che è quanto di più si avvicina, col suo lavoro, all’idea di un Angelo.
L’Angelo che protegge un’infanzia vera o mai veramente perduta.
È stata una delle carte vincenti dell’Aterballetto. Quelle, cioè, che permisero ad Amodio di portare la Compagnia, da lui fondata e diretta per quasi diciotto anni, ai più alti vertici della qualità e della fama. Fu creato il 6 gennaio 1989, al Teatro Municipale «Romolo Valli» di Reggio Emilia. Attraverso le numerose tournée è diventata un “classico”. Un “classico” di un “classico”: doppio piacere, dunque, e doppio incanto, per uno Schiaccianoci che è, già in sé, tutto fatto di ambivalenze, doppi e doppioni, duplicati, duetti, dicotomie e duelli...


La realtà magica

di Amedeo Amodio

Ho voluto rimanere il più possibile fedele al racconto originale di Hoffmann: la realtà vista con gli occhi di una bambina, Clara, che conserva il senso della “realtà magica”, il fantastico presente nella realtà quotidiana dove i confini tra il mondo dell’immaginario e la realtà di tutti i giorni sono così attenuati che, a volte, non sappiamo quale sia più vero e più concreto...


Da Grimm a Hoffmann

di Emanuele Luzzati

Il nostro lavoro sembra quasi casuale: si passa continuamente da una scenografia a una serie di illustrazioni oppure da un cartone animato alla grafica ecc., il tutto richiesto dall’esterno e su domanda dei committenti più disparati.
Eppure ogni volta sono sorpreso dal legame che unisce un lavoro all’altro: sembra che ci sia un filo che a nostra insaputa li leghi gli uni agli altri.
Così ora, appena lasciato il mondo dei fratelli Grimm (di cui ho illustrato le fiabe più note), eccomi entrare in quel mondo di Hoffmann con questo Schiaccianoci e, senza che all’inizio me ne sia accorto, approfondendo i temi constato quanto questi autori siano legati da tanti segni. Intanto per pura curiosità sono andato a leggermi le loro biografie e scopro che Hoffmann nasce nel 1876, uno dei Grimm nello stesso anno e l’altro un anno prima; entrambi tedeschi e coetanei!...


Vita e miracoli di Ščelkunčik

di Sergio Trombetta

Quando Ščelkunčik (Schiaccianoci) debutta al Teatro Mariinskij di Pietroburgo, il 6 dicembre del 1892, era ancora sul trono Alessandro III e la Russia viveva affondata in un clima di pesante reazione. La locandina della prima ci dice che Schiaccianoci è un «ballet féerie» in due atti e tre scene, che il programma è stato concepito dal maître de ballet Marius Petipa, il soggetto è ispirato al racconto di E.T.A. Hoffmann (si tratta di Schiaccianoci e il re dei topi), le danze e la messa in scena sono del maître de ballet Lev Ivanov e la musica è stata scritta da Pëtr Il’ič Čajkovskij. E già, a osservare l’elenco degli autori, si notano delle stranezze. Petipa ha concepito il balletto ma non ha realizzato la coreografia, perché prima di porvi mano si è ammalato e ha passato l’incarico a Lev Ivanov, suo eterno secondo. Prima di ammalarsi però, Petipa ha fatto in tempo a fornire a Čajkovskij, come già aveva fatto per la Bella addormentata, un piano molto particolareggiato del balletto, dove per ogni scena, per ogni danza, richiede un tipo di musica preciso, un numero di battute esatte. Un piano che, a dire il vero, Čajkovskij non seguirà sino in fondo1...


Il riscatto del balletto

di Elisabetta Fava

Al suo allievo Sergej Taneev, che in una recensione aveva rimproverato alla Quarta sinfonia un’eccessiva contaminazione con lo stile ballettistico, Čajkovskij replicò con fermezza:

Non riesco assolutamente a comprendere che cosa intendiate con ciò che definite «musica ballettistica» e perché questa non vi garbi. Intendete forse indicare con questa espressione qualsiasi melodia vivace con carattere di danza? Ma se così fosse non potreste accettare neanche la maggior parte delle sinfonie di Beethoven, in cui melodie del genere si trovano a profusione. […] Non riesco a capire come l’espressione «musica ballettistica» possa significare qualcosa di deplorevole.

La musica di Čajkovskij ha senza dubbio un’insopprimibile vocazione ballettistica, che si rivela anche nella sua capacità di trascendere i limiti di genere: dai gelidi arabeschi della Prima sinfonia ai passi di valzer della Quinta passando per le grandi scene di ballo inserite nelle opere maggiori, Onegin e Dama di picche in testa. Ma è altrettanto fuor di dubbio che nell’Ottocento la musica da ballo era considerata di rango inferiore, musica d’uso scritta da compositori che nessun teatro avrebbe scritturato per un’opera, placidamente asserviti alle esigenze di ballerini e coreografi...


Videomappa di Schiaccianoci e dei suoi interpreti

di Elisa Guzzo Vaccarino

Mancando purtroppo i filmati dei primi grandi protagonisti storici di Schiaccianoci (1892), il video/dvd, che ha reso disponibile a casa propria un vasto patrimonio di esecuzioni, si presenta oggi come testimonianza ideale di ciò che accade a un grande balletto, inteso come corpo testuale di saperi e di interventi stratificati a più mani sul tracciato coreografico di base, nel corso del tempo – a seconda del gusto di ogni epoca, del talento degli esecutori e della varietà dei contesti. Il video può quindi essere una bussola validissima per indagare le forme e gli accenti stilistici che questo classico immortale ha attraversato...


Un ritratto

di Alberto Bosco

Fu a seguito delle guerre napoleoniche che la Russia entrò a pieno diritto nel novero delle potenze europee, compiendo così quell’opera di avvicinamento a Occidente iniziato titanicamente da Pietro il Grande un secolo prima. Da un lato le idee e gli stili di vita francesi, italiani o tedeschi permearono ancor di più la società russa, ma dall’altro questa promiscuità mise in evidenza l’arretratezza o quanto meno la diversità di quella società a confronto con quella dei vicini europei. Così si ebbe una prima fase di eclettica apertura agli stimoli europei, in cui gli intellettuali e gli artisti russi pensavano di avvantaggiarsi del ritardo con cui erano apparsi sulla scena, prendendo quanto di meglio dalle varie culture europee...


Argomento - Argument - Synopsis - Handlung


Struttura dell’opera e organico strumentale

a cura di Enrico M. Ferrando

L’articolazione della struttura musicale qui riportata corrisponde alla partitura in due atti scritta da Pëtr Il’ič Čajkovskij nel 1892. La versione coreografica di Amedeo Amodio in scena nella stagione 2017-2018 del Teatro Regio mantiene la sequenza originaria, con l’unica eccezione di una anticipazione della prima parte del celebre Valzer dei Fiocchi di neve, episodio che risulta così posto a cornice del primo atto...