Madama Butterfly

Copertina volume Madama Butterfly
12.00€

160 pagine
30 illustrazioni
33 tavole in b/n

Disponibile
ISBN
978-88-99577-38-4

Le dirò con due parole…
a cura di Marco Targa

Gli specchi di Cio-Cio-San
di Virgilio Bernardoni

Giocattolo d’amore.
L’avventura letteraria di Butterfly

di Franco Marenco

Un ritratto
di Alberto Bosco

Un perfido inganno.
Butterfly secondo Pier Luigi Pizzi

a cura di Stefano Valanzuolo

I silenzi e i colori di Madama Butterfly.
Intervista a Daniel Oren

a cura di Liana Püschel

Argomento - Argument - Synopsis - Handlung

Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando

Le prime rappresentazioni e l’opera al Regio

Libretto

Le dirò con due parole…

a cura di Marco Targa

Delle dodici opere che Puccini scrisse, Madama Butterfly fu quella che amò maggiormente. Non è difficile crederlo, essendo la sua opera giapponese un concentrato puro di puccinismo: una tragedia dell’amore conclusa dall’epilogo che più frequentemente troviamo nelle sue opere, il suicidio della protagonista, unica amara alternativa a un sogno d’amore infranto. Versare «grandi dolori in piccole anime» fu il programma poetico che Puccini perseguì per tutta la vita, con una pervicacia tale da far sospettare che in questa predilezione si nascondessero, intrecciate alle ragioni estetiche, pulsioni più sotterranee, radicate in un complesso inconscio di attrazione e repulsione nei confronti dell’universo femminile...


Gli specchi di Cio-Cio-San

di Virgilio Bernardoni

Cio-Cio-San ama gli specchi. Ne porta uno con sé, infilato nella manica del kimono, e lo utilizza nelle toilettes con cui si prepara ai passi decisivi della sua relazione con Pinkerton: il primo incontro intimo e – compiuto l’abbandono – il tanto atteso ritorno di lui alla casetta sulla collina di Nagasaki. Alla fine, nel momento della decisione cruciale della sua breve esistenza, si osserva nella lama del coltello rituale paterno prima di passarsela sul collo. E quando non si specchia negli oggetti materiali, si rispecchia nei personaggi, alla ricerca di conferme alle sue ossessive certezze. Un caso su tutti: il lungo dialogo col console Sharpless che occupa una porzione cospicua della prima parte dell’atto II e si configura come vano tentativo da parte di lui di restituire la vera immagine di sé a colei che ostinatamente – e contro ogni evidenza – interpreta il ruolo della moglie del tenente Pinkerton...


Giocattolo d’amore.
L’avventura letteraria di Butterfly

di Franco Marenco

A chi si chiedesse perché Madama Butterfly ha provocato e continua a provocare tanto grandi e profonde emozioni nel pubblico di tutto il mondo, Oriente compreso, suggeriamo innanzitutto di esaminare i propri sentimenti a proposito di amore, matrimonio, famiglia, rapporti fra i popoli – e di come la musica e il canto siano capaci di esprimerli; o, se quel compito introspettivo fosse per qualcuno troppo gravoso – o magari pericoloso! – per seguire una strada più sbrigativa e indulgente suggeriamo ancora di seguire l’evoluzione della storia di questa fanciulla giapponese, dal momento in cui essa è entrata nell’immaginario collettivo occidentale attraverso racconti, romanzi, drammi di autori stranieri fino a quando il genio lirico e il talento drammatico di Puccini e dei suoi librettisti, e poi degli esecutori della sua opera, l’hanno incoronata di quell’alone mitico che conserva intatto al giorno d’oggi...


Un ritratto

di Alberto Bosco

Invece di scervellarsi a cercare un nuovo finale all’incompiuta Turandot alternativo a quello di Alfano, i compositori che amano veramente Puccini potrebbero pensarne uno nuovo per la Rondine, l’opera più leggera e autoironica di Puccini. Infatti, se non fosse per gli sdilinquimenti che ne sciupano il terz’atto, da questo vivacissimo capolavoro risulterebbe chiaro anche ai detrattori del compositore lucchese – quelli, per intenderci, che non sopportano il suo sentimentalismo – quanto distaccato egli fosse ormai nel 1914 dal mondo poetico che lo aveva reso famoso con la “trilogia” Bohème-Tosca-Butterfly. Questa insoddisfazione, questa ricerca di nuove vie più in sintonia con i tempi moderni, si rivelò in lui già dopo la composizione di Madama Butterfly, come ben si può vedere dalle lettere di quel periodo, in cui Puccini è più indeciso che mai nella scelta di nuovi soggetti, per trovare una prima laboriosa realizzazione nell’opera-western La fanciulla del West e continuare in modi più pienamente riusciti nel Trittico e nella Turandot...


Un perfido inganno.
Butterfly secondo Pier Luigi Pizzi

a cura di Stefano Valanzuolo

Con i suoi sessantacinque anni di attività ininterrotta al servizio del teatro e della musica, Pier Luigi Pizzi si può ben definire un interprete tra i più accreditati della cultura italiana nel mondo. Scenografo e costumista di rara eleganza, dal 1977 si dedica felicemente e con assiduità anche alla regia lirica. Risale peraltro proprio a uno spettacolo per il Teatro Regio il suo debutto in questa veste, in occasione di uno storico Don Giovanni con Ruggero Raimondi. A Torino sarebbe ritornato una decina di volte nel corso di una luminosa carriera: l’ultima in occasione del Falstaff che inaugurò la stagione 2007-2008 (combinazione, ancora con Raimondi nel ruolo del titolo).

Quello tra Pier Luigi Pizzi e «Madama Butterfly» non si può definire amore a prima vista...
Mi sono avvicinato a questo titolo nel 2009, allo Sferisterio di Macerata. E non pensavo di doverne firmare l’allestimento, che avevo già commissionato a Gabriele Lavia. Poi lui è stato costretto a rinunciare e, a quel punto, da Direttore artistico della stagione, mi sono trovato a dover risolvere senza indugi la situazione. Insomma, è l’opera che ha scelto me..


I silenzi e i colori di Madama Butterfly.
Intervista a Daniel Oren

a cura di Liana Püschel

Alla sua prima rappresentazione alla Scala di Milano, nel febbraio del 1904, Madama Butterfly fu coperta dai fischi e dagli schiamazzi. Nonostante quell’accoglienza scoraggiante, Puccini, che era un uomo insicuro e che spesso tornava indietro sulle sue decisioni, non ebbe dubbi sul futuro luminoso della sua delicatissima Cio-Cio-San, al punto di scrivere a un amico: «La Butterfly è viva e verde e presto risorgerà. Lo dico e lo sostengo con fede incrollabile». La profezia del compositore si avverò nel 1906: nella versione rivista, l’opera conobbe un successo entusiasmante che perdura ancora oggi. Al Regio l’opera torna sotto la conduzione di Daniel Oren, un direttore che ha un rapporto speciale con Puccini e che ha segnato un momento storico per questo Teatro.

Maestro Oren, dopo un’assenza di poco più di vent’anni ritorna sul podio del Teatro Regio, cosa spera di trovare invariato?
Il Regio è uno dei teatri italiani più importanti e più seri. Nella mia esperienza vi ho trovato sempre alta professionalità, grande amore e passione per la musica, per l’opera. Ho avuto occasione di fare cose importanti qui, come il Nabucco del 1997 con Leo Nucci e Ferruccio Furlanetto, e soprattutto la Bohème del centenario, nel 1996, con Mirella Freni e Luciano Pavarotti...


Argomento - Argument - Synopsis - Handlung


Struttura dell’opera e organico strumentale

a cura di Enrico M. Ferrando

Madama Butterfly – come tutto il teatro di Puccini – è concepita come “dramma musicale”: un genere operistico nel quale, in linea di massima, non è il testo ad adattarsi a un sistema di pezzi (arie, duetti, concertati, ecc.) preordinati secondo uno schema determinato da convenzioni, ma la musica ad adattarsi al decorso del libretto. In questo senso Puccini è l’erede di Verdi, la cui concezione della struttura del dramma in musica subì un’evoluzione per cui i “numeri chiusi” del melodramma italiano classico si trasformarono in un insieme articolato e flessibile all’interno del quale non esisteva più una soluzione di continuità tra momenti drammatici (recitativi) ed effusione lirica (arie, duetti, ecc.). Naturalmente il libretto, in questo caso, è confezionato in modo da corrispondere al decorso drammaturgico-musicale immaginato dal compositore. Non a caso Wagner – il padre del moderno dramma in musica – scriveva da sé i propri libretti. Puccini, comunque, partecipava in maniera consistente all’elaborazione dei libretti delle proprie opere, costringendo i propri librettisti a continue rifiniture, modifiche, rifacimenti – anche radicali – fino a raggiungere una perfetta aderenza con la propria intuizione formale...


Le prime rappresentazioni e l’opera al Regio


Libretto