STAGIONE D’OPERA E DI BALLETTO 2019-2020

 

 

 

 

Giacomo Puccini

TOSCA

 

 

Libretto digitale

 

abbinato al volume n. 221 della collana «I Libretti» del Teatro Regio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Indice

 

Locandina

Atto I

{n. 1 - Introduzione}

{ n. 2a - Scena }

{ n. 2b - Preghiera }

{ n. 2c - Scena }

{ n. 2d - Aria }

{ n. 2e - Scena }

{ n. 3 - Scena }

{ n. 4a - Scena }

{ n. 4b - Cantabile }

{ n. 4c - Scena }

{ n. 4d - Cantabile }

{ n. 4e - Stretta }

{ n. 5 - Scena }

{ n. 6 - Scena }

{ n. 7 - Scena }

{ n. 8a - Duetto, Tempo d’attacco }

{ n. 8b - Transizione }

{ n. 8c - Arioso }

{ n. 8d - Scena }

{ n. 9 - Finale }

Atto II

{ n. 10a - Scena }

{ n. 10b - Gavotta }

{ n. 10c - Arioso }

{ n. 11 - Scena }

{ n. 12 - Cantata }

{ n. 13 - Scena }

{ n. 14a - Duetto }

{ n. 14b - Transizione }

{ n. 14c - Duetto }

{ n. 15 - Scena }

{ n. 16 - Terzettino }

{ n. 17a - Scena }

{ n. 17b - Aria }

{ n. 17c - Scena }

{ n. 17d - Marcia }

{ n. 18 - Aria }

{ n. 19a - Scena }

{ n. 19b - Scena }

{ n. 19c - Finale }

Atto III

{ n. 20a - Fanfara }

{ n. 20b - Idillio }

{ n. 20c - Stornello }

{ n. 20d - Aubade }

{ n. 21a - Scena }

{ n. 21b - Romanza }

{ n. 22a - Scena }

{ n. 22b - Introduzione }

{ n. 22c - Cantabile }

{ n. 22d - Transizione }

{ n. 22e - Cantabile }

{ n. 22f - Transizione }

{ n. 22g - Stretta }

{ n. 23a - Scena }

{ n. 23b - Marcia funebre }

{ n. 23c - Scena }

{ n. 24a - Finale }

{ n. 24b - Coda }


Tosca

Melodramma in tre atti

 

 

Libretto di

Luigi Illica e Giuseppe Giacosa

 

dal dramma La Tosca di

Victorien Sardou

 

Musica di

Giacomo Puccini

 

 

 

Floria Tosca, celebre cantante  soprano

Mario Cavaradossi, pittore  tenore

Il barone Scarpia, capo della polizia  baritono

Cesare Angelotti, prigioniero politico evaso  basso

Il sagrestano  basso

Spoletta, agente di polizia  tenore

Sciarrone, gendarme  basso

Un carceriere  basso

Un pastore  voce bianca

 

 

 

Un Cardinale; il Giudice del fisco; Roberti, esecutore di giustizia;

uno scrivano; un ufficiale; un sergente.

 

Soldati, sbirri, dame, nobili, borghesi, popolo, ecc.

 

Roma, giugno 1800.


Atto I

 

 

 

La chiesa di Sant’Andrea della Valle.

A destra la cappella Attavanti. A sinistra un impalcato; su di esso un gran quadro coperto da tela. Attrezzi vari da pittore. Un paniere.

 

{n. 1 - Introduzione}

angelotti

(vestito da prigioniero, lacero, sfatto, tremante dalla paura, entra ansante, quasi correndo; dà una rapida occhiata intorno)

Ah!... Finalmente!... Nel terror mio stolto

vedea ceffi di birro in ogni volto.

(torna a guardare attentamente intorno a sé con più calma, a riconoscere il luogo; dà un sospiro di sollievo vedendo la colonna con la pila dell’acqua santa e la Madonna)

La pila... la colonna...

«A piè della Madonna»

mi scrisse mia sorella...

(vi si avvicina, cerca ai piedi della Madonna e ne ritira, con un soffocato grido di gioia, una chiave)

Ecco la chiave!... Ed ecco la cappella!

(Addita la cappella Attavanti, febbrilmente introduce la chiave nella serratura, apre la cancellata, penetra nella cappella, richiude... e scompare.)

 

{ n. 2a - Scena }

sagrestano

(appare dal fondo: va da destra a sinistra, accudendo al governo della chiesa; avrà in mano un mazzo di pennelli)

E sempre lava!... Ogni pennello è sozzo

peggio d’un collarin d’uno scagnozzo.

Signor pittore...

(guarda verso l’impalcato dove sta il quadro, e vedendolo deserto, esclama sorpreso:)

Tò!... Nessuno. Avrei giurato

che fosse ritornato

il cavalier Cavaradossi.

(depone i pennelli, sale sull’impalcato, guarda dentro il paniere, e dice:)

No, sbaglio. Il paniere è intatto.

(scende dall’impalcato)

{ n. 2b - Preghiera }

(Suona l’«Angelus». Il sagrestano si inginocchia e prega sommesso:)

Angelus Domini nuntiavit Mariae,

Et concepit de Spiritu Sancto.

Ecce ancilla Domini,

Fiat mihi secundum verbum tuum.

Et Verbum caro factum est,

Et habitavit in nobis...

 

cavaradossi

(dalla porta laterale, vedendo il sagrestano in ginocchio)

Che fai?

 

sagrestano (alzandosi)

Recito l’Angelus.

(Cavaradossi sale sull’impalcato e scopre il quadro. È una Maria Maddalena a grandi occhi azzurri con una gran pioggia di capelli dorati. Il pittore vi sta dinanzi muto attentamente osservando.)

{ n. 2c - Scena }

(Il sagrestano, volgendosi verso Cavaradossi per dirigergli la parola, vede il quadro scoperto e dà un grido di meraviglia:)

Sante ampolle! Il suo ritratto!

 

cavaradossi

(volgendosi al sagrestano)

Di chi?

 

sagrestano

Di quell’ignota

che i dì passati a pregar qui venìa

(con untuosa attitudine, accennando verso la Madonna dalla quale Angelotti trasse la chiave)

tutta devota e pia.

 

cavaradossi

(sorridendo)

È vero. E tanto ell’era

infervorata nella sua preghiera,

ch’io ne pinsi, non visto, il bel sembiante.

 

sagrestano (scandalizzato)

(Fuori, Satana, fuori!)

 

cavaradossi (al sagrestano)

Dammi i colori!

(Il sagrestano eseguisce. Cavaradossi dipinge con rapidità e si sofferma spesso a riguardare il proprio lavoro; il sagrestano va e viene, portando una catinella entro la quale continua a lavare i pennelli.)

{ n. 2d - Aria }

(A un tratto Cavaradossi si ristà di dipingere; leva di tasca un medaglione contenente una miniatura e gli occhi suoi vanno dal medaglione al quadro.)

Recondita armonia

di bellezze diverse!...

È bruna Floria,

l’ardente amante mia...

 

sagrestano (a mezza voce, come brontolando)

Scherza coi fanti e lascia stare i santi!

(s’allontana per prendere l’acqua onde pulire i pennelli)

 

cavaradossi

... e te, beltade ignota,

cinta di chiome bionde!

Tu azzurro hai l’occhio,

Tosca ha l’occhio nero!

 

sagrestano

(ritornando dal fondo e sempre scandalizzato)

(Scherza coi fanti e lascia stare i santi!)

(riprende a lavare i pennelli)

 

cavaradossi

L’arte nel suo mistero

le diverse bellezze insiem confonde;

ma nel ritrar costei

il mio solo pensiero, Tosca, sei tu!

(continua a dipingere)

 

sagrestano

Queste diverse gonne

che fanno concorrenza alle Madonne

mandan tanfo d’Inferno.

(asciuga i pennelli lavati, non senza continuare a borbottare)

Scherza coi fanti e lascia stare i santi!

Ma con quei cani di volterriani

nemici del santissimo governo

non s’ha da metter voce!...

(pone la catinella sotto l’impalcato ed i pennelli li colloca in un vaso, presso al pittore)

Scherza coi fanti e lascia stare i santi!

(accennando a Cavaradossi)

Già! Sono impenitenti tutti quanti!

Facciam piuttosto il segno della croce.

(eseguisce)

{ n. 2e - Scena }

(a Cavaradossi)

Eccellenza, vado.

 

cavaradossi

Fa’ il tuo piacere!

(continua a dipingere)

 

sagrestano (indicando il cesto)

Pieno è il paniere...

Fa penitenza?

 

cavaradossi

Fame non ho.

 

sagrestano

(con ironia, stropicciandosi le mani)

Ah!... Mi rincresce!...

(ma non può trattenere un gesto di gioia e uno sguardo di avidità verso il cesto che prende ponendolo un po’ in disparte; fiuta due prese di tabacco)

Badi, quand’esce chiuda.

 

cavaradossi (dipingendo)

Va’!...

 

sagrestano

Vo!

(s’allontana per il fondo)

(Cavaradossi, volgendo le spalle alla cappella, lavora. Angelotti, credendo deserta la chiesa, appare dietro la cancellata e introduce la chiave per aprire.)

 

cavaradossi

(al cigolio della serratura si volta)

Gente là dentro!...

(Al movimento fatto da Cavaradossi, Angelotti, atterrito, si arresta come per rifugiarsi ancora nella cappella, ma, alzati gli occhi, un grido di gioia, che egli soffoca tosto timoroso, erompe dal suo petto. Egli ha riconosciuto il pittore e gli stende le braccia come ad un aiuto insperato.)

{ n. 3 - Scena }

angelotti

Voi? Cavaradossi!

Vi manda Iddio!

(Cavaradossi non riconosce Angelotti e rimane attonito sull’impalcato)

(Angelotti si avvicina di più onde farsi riconoscere)

Non mi ravvisate?

(con tristezza)

Il carcere m’ha dunque assai mutato!

 

cavaradossi

(riconoscendolo, depone rapido tavolozza e pennelli e scende dall’impalcato verso Angelotti, guardandosi cauto intorno)

Angelotti! Il Console

della spenta repubblica romana!

(corre a chiudere la porta a destra)

 

angelotti

(con mistero, andando incontro a Cavaradossi)

Fuggii pur ora da Castel Sant’Angelo!

 

cavaradossi

(generosamente)

Disponete di me!

 

tosca (di fuori)

Mario!

(alla voce di Tosca, Cavaradossi fa un rapido cenno ad Angelotti di tacere)

 

cavaradossi

Celatevi!

È una donna... gelosa.

Un breve istante e la rimando.

 

tosca

Mario!

 

cavaradossi

(verso la porta da dove viene la voce di Tosca)

Eccomi!

 

angelotti

(colto da un accesso di debolezza, si appoggia all’impalcato e dice dolorosamente:)

Sono stremo di forze,

più non reggo...

 

cavaradossi

(rapidissimo, sale sull’impalcato, ne discende col paniere e lo dà ad Angelotti)

In questo panier v’è cibo e vino!

 

angelotti

Grazie!

 

cavaradossi

(incoraggiando Angelotti, lo spinge verso la cappella)

Presto!

(Angelotti entra nella cappella.)

 

tosca (di fuori)

(chiamando ripetutamente stizzita)

Mario!

 

cavaradossi (fingendosi calmo apre a Tosca)

Son qui!

{ n. 4a - Scena }

tosca

(entra con una specie di violenza, allontana bruscamente Mario che vuole abbracciarla e guarda sospettosa intorno a sé)

Perché chiuso?

 

cavaradossi (con simulata indifferenza)

Lo vuole il sagrestano...

 

tosca

A chi parlavi?

 

cavaradossi

A te!

 

tosca

Altre parole bisbigliavi. Ov’è?...

 

cavaradossi

Chi?

 

tosca

Colei!... Quella donna!...

Ho udito i lesti

passi ed un fruscio di vesti...

 

cavaradossi

Sogni!

 

tosca

Lo neghi?

 

cavaradossi

Lo nego e t’amo!

(fa per baciarla)

 

tosca (con dolce rimprovero)

Oh! Innanzi alla Madonna...

No, Mario mio,

lascia pria che la preghi, che l’infiori...

(si avvicina lentamente alla Madonna, dispone con arte, intorno ad essa, i fiori che ha portato con sé, si inginocchia e prega con molta devozione, segnandosi, poi s’alza)

(a Cavaradossi, che intanto si è avviato per riprendere il lavoro)

Ora stammi a sentir: stasera canto,

ma è spettacolo breve. Tu m’aspetti

sull’uscio della scena

e alla tua villa andiam soli, soletti.

 

cavaradossi

(che fu sempre soprapensieri)

Stasera!

 

tosca

È luna piena

e il notturno effluvio floreal

inebria il cor! Non sei contento?

(si siede sulla gradinata presso a Cavaradossi)

 

cavaradossi

(ancora un po’ distratto e peritoso)

Tanto!

 

tosca

(colpita da quell’accento)

Tornalo a dir!

 

cavaradossi

Tanto!

 

tosca (stizzita)

Lo dici male:

{ n. 4b - Cantabile }

non la sospiri la nostra casetta

che tutta ascosa nel verde ci aspetta?

Nido a noi sacro, ignoto al mondo inter,

pien d’amore e di mister?

Al tuo fianco sentire

per le silenziose

stellate ombre, salir

le voci delle cose!...

Dai boschi e dai roveti,

dall’arse erbe, dall’imo

dei franti sepolcreti

odorosi di timo,

la notte escon bisbigli

di minuscoli amori

e perfidi consigli

che ammolliscono i cuori.

Fiorite, o campi immensi, palpitate

aure marine nel lunare albor,

piovete voluttà, volte stellate!

Arde in Tosca un folle amor!

(reclinando la testa sulla spalla di Cavaradossi)

 

cavaradossi

Ah! M’avvinci ne’ tuoi lacci, mia sirena...

 

tosca

Arde a Tosca nel sangue il folle amor!

 

cavaradossi

Mia sirena, verrò!

 

tosca

Mio amore!

{ n. 4c - Scena }

cavaradossi

(vinto, ma vigilante, guarda verso la parte d’onde uscì Angelotti)

Or lasciami al lavoro...

 

tosca (sorpresa)

Mi discacci?

 

cavaradossi

Urge l’opra, lo sai!

 

tosca (stizzita, alzandosi)

Vado! Vado!

(s’allontana un poco da Cavaradossi, poi voltandosi per guardarlo, vede il quadro, ed agitatissima ritorna verso Cavaradossi)

Chi è quella donna bionda lassù?

 

cavaradossi (calmo)

La Maddalena.

Ti piace?

 

tosca

È troppo bella!

 

cavaradossi

(ridendo ed inchinandosi)

Prezioso elogio!

 

tosca (sospettosa)

Ridi?

Quegli occhi cilestrini già li vidi...

 

cavaradossi (con indifferenza)

Ce n’è tanti pel mondo!...

 

tosca (cercando di ricordare)

Aspetta... Aspetta...

(sale sull’impalcato)

(trionfante)

È l’Attavanti!

 

cavaradossi (ridendo)

Brava!

 

tosca (vinta dalla gelosia)

La vedi? T’ama?

(piangendo)

Tu l’ami?...

 

cavaradossi

(procura di calmarla)

Fu puro caso...

 

tosca

(non ascoltandolo, con ira gelosa)

Quei passi e quel bisbiglio...

Ah! Qui stava pur ora!

 

cavaradossi

Vien via!

 

tosca

Ah, la civetta!

(minacciosa)

A me, a me!

 

cavaradossi (serio)

La vidi ieri, ma fu puro caso...

A pregar qui venne...

Non visto la ritrassi.

 

tosca

Giura!

 

cavaradossi (serio)

Giuro!

 

tosca (sempre con gli occhi rivolti al quadro)

Come mi guarda fiso!

 

cavaradossi

(La spinge dolcemente a scendere dalla gradinata. Essa discende all’indietro tenendo alte le sue mani in quelle di Cavaradossi. Tosca scendendo ha sempre la faccia verso il quadro cui Mario dà le spalle.)

Vien via!

 

tosca

Di me, beffarda, ride!

(sono scesi)

 

cavaradossi

Follia!

(la tiene presso di sé fissandola in viso)

 

tosca (con dolce rimprovero)

Ah, quegli occhi!...

{ n. 4d - Cantabile }

cavaradossi

Qual occhio al mondo

può star di paro

all’ardente occhio tuo nero?

È qui che l’esser mio s’affisa intero.

Occhio all’amor soave, all’ira fiero!

Qual altro al mondo può star di paro

all’occhio tuo nero!...

 

tosca

(rapita, appoggiando la testa alla spalla di Cavaradossi)

Oh, come la sai bene

l’arte di farti amare!...

(maliziosamente)

Ma... falle gli occhi neri!

{ n. 4e - Stretta }

cavaradossi (teneramente)

Mia gelosa!

 

tosca

Sì, lo sento... ti tormento

senza posa.

 

cavaradossi

Mia gelosa!

 

tosca

Certa sono del perdono,

se tu guardi al mio dolor!

 

cavaradossi

Mia Tosca idolatrata,

ogni cosa in te mi piace:

l’ira audace

e lo spasimo d’amor!

 

tosca

Dilla ancora

la parola che consola...

Dilla ancora!

 

cavaradossi

Mia vita, amante inquieta,

dirò sempre: «Floria, t’amo!»

Ah! L’alma acquieta,

sempre «t’amo!» ti dirò!

 

tosca

(sciogliendosi, paurosa d’esser vinta)

Dio! Quante peccata!

M’hai tutta spettinata!

 

cavaradossi

Or va’, lasciami!

 

tosca

Tu fino a stassera

stai fermo al lavoro. E mi prometti:

sia caso o fortuna,

sia treccia bionda o bruna,

a pregar non verrà donna nessuna!

 

cavaradossi

Lo giuro, amore!... Va’!

 

tosca

Quanto m’affretti!

 

cavaradossi

(con dolce rimprovero vedendo rispuntare la gelosia)

Ancora?

 

tosca

(cadendo nelle sue braccia e porgendogli la guancia)

No... perdona!

 

cavaradossi (scherzoso)

Davanti alla Madonna?

 

tosca (accennando alla Madonna)

È tanto buona!

(si baciano; avviandosi ad uscire e guardando ancora il quadro, maliziosamente gli dice:)

Ma falle gli occhi neri!...

(fugge rapidamente)

(Cavaradossi rimane commosso e pensieroso)

{ n. 5 - Scena }

(Appena uscita Tosca, Cavaradossi sta ascoltandone i passi allontanarsi, poi con precauzione socchiude l’uscio e guarda fuori. Visto tutto tranquillo, corre alla cappella. Angelotti appare subito dietro la cancellata.)

 

cavaradossi

(aprendo la cancellata ad Angelotti, che naturalmente ha dovuto udire il dialogo precedente)

È buona la mia Tosca, ma credente

al confessor nulla tiene celato,

ond’io mi tacqui. È cosa più prudente.

 

angelotti

Siam soli?

 

cavaradossi

Sì. Qual è il vostro disegno?

 

angelotti

A norma degli eventi, uscir di Stato

o star celato in Roma. Mia sorella...

 

cavaradossi

L’Attavanti?

 

angelotti

Sì... ascose un muliebre

abbigliamento là sotto l’altare...

Vesti, velo, ventaglio...

(si guarda intorno con paura)

Appena imbruni

indosserò quei panni...

 

cavaradossi

Or comprendo!

Quel fare circospetto

e il pregante fervore

in giovin donna e bella

m’avean messo in sospetto

di qualche occulto amor!

Or comprendo!

Era amor di sorella!

 

angelotti

Tutto ella ha osato

onde sottrarmi a Scarpia, scellerato!

 

cavaradossi

Scarpia?! Bigotto satiro che affina

colle devote pratiche

la foia libertina

e strumento al lascivo talento

(con forza crescente)

fa il confessore e il boia!

La vita mi costasse, vi salverò!

Ma indugiar fino a notte è mal sicuro...

 

angelotti

Temo del sole!...

 

cavaradossi (indicando)

La cappella mette

a un orto mal chiuso, poi c’è un canneto

che va lungi pei campi a una mia villa.

 

angelotti

M’è nota...

 

cavaradossi

Ecco la chiave... innanzi sera

io vi raggiungo; portate con voi

le vesti femminili...

 

angelotti

(raccoglie in fascio le vestimenta sotto l’altare)

Ch’io le indossi?

 

cavaradossi

Per or non monta, il sentiero è deserto...

 

angelotti (per uscire)

Addio!

 

cavaradossi

(accorrendo verso Angelotti)

Se urgesse il periglio, correte

al pozzo del giardin. L’acqua è nel fondo,

ma a mezzo della canna, un picciol varco

guida ad un antro oscuro,

rifugio impenetrabile e sicuro!

(un colpo di cannone; i due si guardano agitatissimi)

{ n. 6 - Scena }

angelotti

Il cannon del castello!

 

cavaradossi

Fu scoperta la fuga!

Or Scarpia i suoi birri sguinzaglia!

 

angelotti

Addio!

 

cavaradossi

(con subita risoluzione)

Con voi verrò! Staremo all’erta!

 

angelotti

Odo qualcun!

 

cavaradossi (con entusiasmo)

Se ci assalgon, battaglia!

(Escono rapidamente dalla cappella.)

 

sagrestano

(entra correndo, tutto scalmanato, gridando:)

Sommo giubilo, Eccellenza!...

(guarda verso l’impalcato e rimane sorpreso di non trovarvi neppure questa volta il pittore)

Non c’è più! Ne son dolente!...

Chi contrista un miscredente

si guadagna un’indulgenza!

(accorrono da ogni parte chierici, confratelli, allievi e cantori della cappella; tutti costoro entrano tumultuosamente)

Tutta qui la cantoria!

Presto!...

(altri allievi entrano in ritardo e alla fine si radunano tutti)

 

allievi (colla massima confusione)

Dove?

 

sagrestano

(spinge alcuni chierici)

In sagrestia...

 

alcuni allievi

Ma che avvenne?

 

sagrestano

Nol sapete?

(affannoso)

Bonaparte... scellerato...

Bonaparte...

 

altri allievi

(si avvicinano al sagrestano e lo attorniano, mentre accorrono altri che si uniscono ai primi)

Ebben? Che fu?

 

sagrestano

Fu spennato, sfracellato,

e piombato a Belzebù!

 

allievi e cantori

Chi lo dice?

– È sogno!

– È fola!

 

sagrestano

È veridica parola;

or ne giunse la notizia!

 

coro

Si festeggi la vittoria!

 

sagrestano

E questa sera

gran fiaccolata,

veglia di gala a Palazzo Farnese,

ed un’apposita

nuova cantata

con Floria Tosca!

E nelle chiese

inni al Signore!

Or via a vestirvi,

non più clamor!

Via... via... in sagrestia!

 

tutti

(ridendo e gridando gioiosamente, senza badare al sagrestano che inutilmente li spinge a urtoni verso la sagrestia)

Doppio soldo... Te Deum... Gloria!

Viva il Re!... Si festeggi la vittoria!

 

{ n. 7 - Scena }

(Le loro grida e le loro risa sono al colmo, allorché una voce ironica tronca bruscamente quella gazzarra volgare di canti e risa. È Scarpia: dietro a lui Spoletta e alcuni sbirri.)

 

scarpia (con grande autorità)

Un tal baccano in chiesa! Bel rispetto!

 

sagrestano

(balbettando impaurito)

Eccellenza! Il gran giubilo...

 

scarpia

Apprestate per il Te Deum!

(tutti s’allontanano mogi; anche il sagrestano fa per cavarsela, ma Scarpia bruscamente lo trattiene)

Tu resta!

 

sagrestano (impaurito)

Non mi muovo!

 

scarpia (a Spoletta)

E tu va’, fruga ogni angolo,

raccogli ogni traccia!

 

spoletta

Sta bene!

(fa cenno a due sbirri di seguirlo)

 

scarpia (ad altri sbirri che eseguiscono)

Occhio alle porte,

senza dar sospetti!

(al sagrestano)

Ora a te! Pesa

le tue risposte. Un prigionier di Stato

fuggì pur ora da Castel Sant’Angelo...

(energico)

S’è rifugiato qui.

 

sagrestano

Misericordia!

 

scarpia

Forse c’è ancora.

Dov’è la cappella degli Attavanti?

 

sagrestano

Eccola.

(va al cancello e lo vede socchiuso)

Aperta! Arcangeli!

E un’altra chiave!

 

scarpia

Buon indizio... Entriamo.

(entrano nella cappella, poi ritornano: Scarpia, assai contrariato, ha fra le mani un ventaglio chiuso che agita nervosamente)

(fra sé)

Fu grave sbaglio

quel colpo di cannone! Il mariolo

spiccato ha il volo, ma lasciò una preda...

preziosa... un ventaglio.

(agitandolo in aria)

Qual complice il misfatto preparò?

(resta alquanto pensieroso, poi guarda attentamente il ventaglio; ad un tratto egli vi scorge uno stemma, e vivamente esclama:)

La marchesa Attavanti!...

Il suo stemma!...

(guarda intorno, scrutando ogni angolo della chiesa: i suoi occhi si arrestano sull’impalcato, sugli arnesi del pittore, sul quadro... e il noto viso dell’Attavanti gli appare riprodotto nel volto della santa)

Il suo ritratto!

(al sagrestano)

Chi fe’ quelle pitture?

 

sagrestano (ancor più invaso dalla paura)

Il cavalier Cavaradossi...

 

scarpia

Lui!

(uno degli sbirri che seguì Scarpia, torna dalla cappella portando il paniere che Cavaradossi diede ad Angelotti)

 

sagrestano (vedendolo)

Numi! Il paniere!

 

scarpia (seguitando le sue riflessioni)

Lui! L’amante di Tosca!

Un uom sospetto!

Un volterrian!

 

sagrestano

(che avrà esaminato il paniere, con gran sorpresa esclama:)

Vuoto?... Vuoto!

 

scarpia

Che hai detto?

(vede lo sbirro col paniere)

Che fu?...

 

sagrestano (prendendo il paniere)

Si ritrovò nella cappella

questo panier.

 

scarpia

Tu lo conosci?

 

sagrestano

Certo!

(è esitante e pauroso)

È il cesto del pittor...

ma... nondimeno...

 

scarpia

Sputa quello che sai!

 

sagrestano

(sempre più impaurito e quasi piangendo gli mostra il paniere vuoto)

Io lo lasciai ripieno

di cibo prelibato...

Il pranzo del pittor!...

 

scarpia (attento, inquirente per scoprir terreno)

Avrà pranzato!

 

sagrestano

Nella cappella?

(facendo cenno di no colla mano)

Non ne avea la chiave

né contava pranzar... disse egli stesso.

Onde l’avea già messo...

al riparo.

(mostra dove aveva riposto il paniere e ve lo lascia)

(impressionato dal severo e silente contegno di Scarpia)

(Libera me Domine!)

 

scarpia (fra sé)

Or tutto è chiaro...

la provvista del sacrista

d’Angelotti fu la preda!

(scorgendo Tosca che entra nervosissima)

Tosca? Che non mi veda.

(appena vista entrare Tosca, si è abilmente nascosto dietro la colonna ov’è la pila dell’acqua benedetta, facendo imperioso cenno di rimanere al sagrestano; il quale, tremante, imbarazzato, si reca vicino al palco del pittore)

(Per ridurre un geloso allo sbaraglio

Jago ebbe un fazzoletto... ed io un ventaglio!)

 

tosca

(Va dritta all’impalcato, ma non trovandovi Cavaradossi, sempre in grande agitazione va a cercarlo nella navata principale della chiesa)

Mario?! Mario?!

 

sagrestano

(che si trova ai piedi dell’impalco, avvicinandosi a Tosca)

Il pittor Cavaradossi?

Chi sa dove sia!

Svanì, sgattaiolò

per sua stregoneria.

(se la svigna)

 

tosca

Ingannata? No!... No!...

Tradirmi egli non può!

(quasi piangendo)

 

{ n. 8a - Duetto, Tempo d’attacco }

scarpia

(ha girato la colonna e si presenta a Tosca, sorpresa del suo subito apparire; intinge le dita nella pila e le offre l’acqua benedetta; fuori suonano le campane che invitano alla chiesa)

Tosca divina, la mano mia

la vostra aspetta, piccola manina,

non per galanteria

ma per offrirvi l’acqua benedetta.

 

tosca

(tocca le dita di Scarpia e si fa il segno della croce)

Grazie, signor!

 

scarpia

Un nobile

esempio è il vostro. Al cielo

piena di santo zelo

attingete dell’arte il magistero

che la fede ravviva!

 

tosca (distratta e pensosa)

Bontà vostra...

(Cominciano ad entrare in chiesa ed a recarsi verso il fondo alcuni popolani.)

 

scarpia

Le pie donne son rare...

Voi calcate la scena...

(con intenzione)

E in chiesa ci venite per pregar...

 

tosca (sorpresa)

Che intendete?

 

scarpia

... e non fate come certe sfrontate

che han di Maddalena

(indica il ritratto)

viso e costumi...

(con intenzione marcata)

e vi trescan d’amore!

 

{ n. 8b - Transizione }

tosca (scatta pronta)

Che? D’amore? Le prove!

 

scarpia (mostrandole il ventaglio)

È arnese da pittore questo?!

 

tosca (lo afferra)

Un ventaglio? Dove stava?

(entrano alcuni contadini)

 

scarpia

Là su quel palco. Qualcun venne

certo a sturbar gli amanti

ed essa nel fuggir perdé le penne!...

 

tosca (esaminando il ventaglio)

La corona! Lo stemma! È l’Attavanti!

Presago sospetto!...

 

scarpia

(Ho sortito l’effetto!)

 

{ n. 8c - Arioso }

tosca

(con grande sentimento, trattenendo a stento le lagrime, dimentica del luogo e di Scarpia)

Ed io venivo a lui tutta dogliosa

per dirgli: invan stassera

il ciel s’infosca...

l’innamorata Tosca

è prigioniera... dei regali tripudi!

(entra un gruppo di pastori e ciociare)

 

scarpia

(Già il veleno l’ha rosa!)

{ n. 8d - Scena }

(mellifluo a Tosca)

O che v’offende,

dolce signora?...

Una ribelle

lagrima scende

sovra le belle

guancie e le irrora;

dolce signora,

che mai v’accora?

 

tosca

Nulla!

(vari nobili signori accompagnano alcune donne)

 

scarpia (con marcata intenzione)

Darei la vita

per asciugar quel pianto.

 

tosca (non ascoltandolo)

Io qui mi struggo e intanto

d’altra in braccio le mie smanie deride!

 

scarpia

(Morde il veleno!)

(entrano alcuni borghesi alla spicciolata)

 

tosca (con grande amarezza)

Dove son? Potessi

coglierli, i traditori!

(sempre più crucciosa)

Oh qual sospetto!

Ai doppi amori

è la villa ricetto!

(con immenso dolore)

Traditor!

Oh mio bel nido insozzato di fango!

(con pronta risoluzione)

Vi piomberò inattesa!

(rivolta al quadro, minacciosa)

Tu non l’avrai stasera. Giuro!

 

scarpia (scandalizzato, quasi rimproverandola)

In chiesa!

 

tosca

Dio mi perdona... Egli vede ch’io piango!

(piange dirottamente; Scarpia la sorregge accompagnandola all’uscita, fingendo di rassicurarla)

 

{ n. 9 - Finale }

(Appena uscita Tosca, la chiesa poco a poco va sempre più popolandosi. La folla si raggruppa nel fondo, in attesa del Cardinale; alcuni inginocchiati pregano.)

 

scarpia

(dopo aver accompagnato Tosca, ritorna presso la colonna e fa un cenno: subito si presenta Spoletta)

Tre  sbirri... Una carrozza... Presto!...Seguila dovunque vada!... Non visto!... Provvedi!

 

spoletta

Sta bene! Il convegno?

 

scarpia

Palazzo Farnese!

(Spoletta parte rapidamente con tre sbirri)

(con un sorriso sardonico)

Va’, Tosca! Nel tuo cuor s’annida Scarpia!

È Scarpia che scioglie a volo

il falco della tua gelosia.

Quanta promessa nel tuo pronto sospetto!

(esce il corteggio che accompagna il Cardinale all’altare maggiore: i soldati svizzeri fanno far largo alla folla, che si dispone su due ali)

(Scarpia s’inchina e prega al passaggio del Cardinale; il Cardinale benedice la folla che reverente s’inchina)

 

capitolo

Adjutorium nostrum in nomine Domini...

 

folla

Qui fecit coelum et terram...

 

capitolo

Sit nomen Domini benedictum...

 

folla

Et hoc nunc et usque in saeculum.

 

scarpia (con ferocia)

A doppia mira

tendo il voler, né il capo del ribelle

è la più preziosa. Ah, di quegli occhi

vittoriosi veder la fiamma

(con passione erotica)

illanguidir con spasimo d’amor,

fra le mie braccia...

(ferocemente)

L’uno al capestro,

l’altra fra le mie braccia...

(resta immobile guardando nel vuoto)

(tutta la folla è rivolta verso l’altare maggiore; alcuni s’inginocchiano)

 

folla

Te Deum laudamus:

Te Dominum confitemur!

 

scarpia

(riavendosi come da un sogno)

Tosca, mi fai dimenticare Iddio!

(s’inginocchia e prega con entusiasmo religioso)

 

tutti

Te aeternum Patrem

omnis terra veneratur!

 

 

 


Atto II

 

 

 

La camera di Scarpia al piano superiore del Palazzo Farnese. Tavola imbandita. Un’ampia finestra verso il cortile del Palazzo. È notte.

 

{ n. 10a - Scena }

scarpia

(è seduto alla tavola e vi cena; interrompe a tratti la cena per riflettere; guarda l’orologio: è smanioso e pensieroso)

Tosca è un buon falco!...

Certo a quest’ora

i miei segugi le due prede azzannano!

Doman sul palco

vedrà l’aurora

Angelotti e il bel Mario al laccio pendere.

(suona il campanello, entra Sciarrone)

Tosca è a palazzo?...

 

sciarrone

Un ciambellan ne uscìa

pur ora in traccia...

 

scarpia (accenna la finestra)

Apri. Tarda è la notte...

{ n. 10b - Gavotta }

(dal piano inferiore, ove la Regina di Napoli, Maria Carolina, dà una grande festa in onore di [Michael von] Melas, si ode il suonare di un’orchestra)

Alla cantata ancor manca la Diva,

e strimpellan gavotte.

(a Sciarrone)

Tu attenderai la Tosca in sull’entrata;

le dirai ch’io l’aspetto

finita la cantata...

(Sciarrone fa per andarsene)

O meglio...

(si alza e va a scrivere in fretta un biglietto)

le darai questo biglietto.

(Sciarrone esce)

(torna alla tavola e mescendosi da bere dice:)

Ella verrà... per amor del suo Mario!

Per amor del suo Mario... al piacer mio

s’arrenderà. Tal dei profondi amori

è la profonda miseria.

{ n. 10c - Arioso }

Ha più forte

sapore la conquista violenta

che il mellifluo consenso. Io di sospiri

e di lattiginose albe lunari

poco mi appago. Non so trarre accordi

di chitarra, né oroscopo di fior,

(sdegnosamente)

né far l’occhio di pesce,

o tubar come tortora!

(s’alza, ma non si allontana dalla tavola)

Bramo. La cosa bramata

perseguo, me ne sazio e via la getto...

volto a nuova esca. Dio creò diverse

beltà e vini diversi... Io vo’ gustar

quanto più posso dell’opra divina!

(beve)

 

sciarrone (entrando)

Spoletta è giunto.

 

scarpia (eccitatissimo, gridando)

Entri. In buon punto!

(Sciarrone esce per chiamare Spoletta, che accompagna nella sala, rimanendo poi presso la porta del fondo)

{ n. 11 - Scena }

scarpia

(si siede e, tutt’occupato a cenare, interroga intanto Spoletta senza guardarlo)

O galantuomo, com’andò la caccia?...

 

spoletta (avanzandosi un poco ed impaurito)

(Sant’Ignazio m’aiuta!)

Della signora seguimmo la traccia.

Giunti a un’erma villetta

tra le fratte perduta...

ella v’entrò. N’escì sola ben presto.

Allor scavalco lesto

il muro del giardin coi miei cagnotti

e piombo in casa...

 

scarpia

Quel bravo Spoletta!

 

spoletta (esitando)

Fiuto!... Razzolo!... Frugo!...

 

scarpia

(si avvede dell’indecisione di Spoletta e si leva ritto, pallido d’ira, le ciglia corrugate)

Ah! L’Angelotti?...

 

spoletta

Non s’è trovato.

 

scarpia (furente)

Ah cane! Ah traditore!

Ceffo di basilisco,

(gridando)

alle forche!

 

spoletta

(tremante, cerca di scongiurare la collera di Scarpia)

Gesù!

(timidamente)

C’era il pittor...

 

scarpia (interrompendolo)

Cavaradossi?

 

spoletta (accenna di sì, ed aggiunge pronto:)

Ei sa dove l’altro s’asconde...

Ogni suo gesto,

ogni accento tradìa

tal beffarda ironia,

ch’io lo trassi in arresto!

 

scarpia (con sospiro di soddisfazione)

Meno male!

 

spoletta (accenna all’anticamera)

Egli è là.

(Scarpia passeggia meditando; ad un tratto si arresta: dall’aperta finestra odesi la Cantata eseguita dai Cori nella sala della Regina)

{ n. 12 - Cantata }

tosca e coro interno

Sale, ascende l’uman cantico,

Varca spazi, varca cieli,

Per ignoti soli empirei,

Profetati dai Vangeli,

A te giunge o re dei re,

Questo canto voli a te!

A te quest’inno voli

Sommo Iddio della vittoria.

Dio che fosti innanzi ai secoli,

Alle cantiche degli angeli

Quest’inno di gloria

Or voli a te!

Sale, ascende l’uman cantico,

Varca spazi, varca cieli,

A te giunge o re dei re.

 

scarpia

(dunque Tosca è tornata, è là sotto di lui... gli balena un’idea e subito dice a Spoletta:)

Introducete il cavaliere.

(Spoletta esce)

(a Sciarrone)

A me Roberti e il Giudice del fisco.

(Sciarrone esce. Scarpia siede di nuovo a tavola)

 

cavaradossi (altero, avanzandosi con impeto)

Tal violenza!...

 

scarpia (con studiata cortesia)

Cavalier, vi piaccia accomodarvi...

 

cavaradossi

Vo’ saper...

 

scarpia

(accennando una sedia al lato opposto della tavola)

Sedete...

 

cavaradossi (rifiutando)

Aspetto.

 

scarpia

E sia!

(guarda fisso Cavaradossi, prima di interrogarlo)

V’è noto che un prigione...

(odesi la voce di Tosca che prende parte alla Cantata)

 

cavaradossi (commosso)

La sua voce!...

 

scarpia

(che si era interrotto all’udire la voce di Tosca, riprende)

... v’è noto che un prigione

oggi è fuggito da Castel Sant’Angelo?

 

cavaradossi

Ignoro.

 

scarpia

Eppur, si pretende che voi

l’abbiate accolto in Sant’Andrea,

provvisto

di cibo e di vesti...

 

cavaradossi (risoluto)

Menzogna!

 

scarpia

(continuando a mantenersi calmo)

... e guidato

ad un vostro podere suburbano...

 

cavaradossi

Nego. Le prove?

 

scarpia (mellifluo)

Un suddito fedele...

 

cavaradossi

Al fatto. Chi mi accusa?

(ironico)

I vostri birri invan frugâr la villa.

 

scarpia

Segno che è ben celato.

 

cavaradossi

Sospetti di spia!

 

spoletta (offeso, interviene)

Alle nostre ricerche egli rideva...

 

cavaradossi

E rido ancor!

 

scarpia (terribile, alzandosi)

Questo è luogo di lacrime!

(minaccioso)

Badate!

(nervosissimo)

Or basta! Rispondete!

(irritato e disturbato dalle voci della Cantata va a chiudere la finestra)

{ n. 13 - Scena }

(poi si rivolge imperioso a Cavaradossi:)

Ov’è Angelotti?

 

cavaradossi

Non lo so!

 

scarpia

Negate d’avergli dato cibo?

 

cavaradossi

Nego!

 

scarpia

E vesti?

 

cavaradossi

Nego!

 

scarpia

E asilo nella villa?

E che là sia nascosto?

 

cavaradossi (con forza)

Nego! Nego!

 

scarpia (quasi paternamente, ritornando calmo)

Via, cavaliere, riflettete: saggia

non è cotesta ostinatezza vostra.

Angoscia grande, pronta confessione

eviterà! Io vi consiglio, dite:

dov’è dunque Angelotti?

 

cavaradossi

Non lo so.

 

scarpia

Ancor, l’ultima volta: dov’è?

 

cavaradossi

Nol so!

 

spoletta

(O bei tratti di corda!)

 

(Tosca entra affannosa: vede Cavaradossi e corre ad abbracciarlo)

 

scarpia (vedendo Tosca)

(Eccola!)

 

tosca

Mario?! Tu qui?

 

cavaradossi (sommessamente a Tosca)

(Di quanto là vedesti, taci, o m’uccidi!)

(Tosca accenna che ha capito)

 

scarpia (con solennità)

Mario Cavaradossi,

qual testimone il Giudice vi aspetta.

(a Roberti)

Pria le forme ordinarie... Indi... ai miei

    cenni...

(Fa cenno a Sciarrone di aprire l’uscio che dà alla camera della tortura. Il Giudice vi entra e gli altri lo seguono, rimanendo Tosca e Scarpia. Spoletta si ritira presso alla porta in fondo alla sala.)

(Sciarrone chiude l’uscio. Tosca fa un atto di grande sorpresa: Scarpia, studiatamente gentile, la rassicura.)

{ n. 14a - Duetto }

scarpia (con galanteria)

Ed or fra noi parliam da buoni amici...

Via quell’aria sgomentata...

(accenna a Tosca di sedere)

 

tosca (siede con calma studiata)

Sgomento alcun non ho.

 

scarpia

La storia del ventaglio?

(passa dietro al canapè sul quale è seduta Tosca e vi si appoggia, parlando sempre con galanteria)

 

tosca (con simulata indifferenza)

Fu sciocca gelosia.

 

scarpia

L’Attavanti non era dunque alla villa?

 

tosca

No: egli era solo.

 

scarpia

Solo?

(indagando con malizia)

Ne siete ben sicura?

 

tosca

Nulla sfugge ai gelosi. Solo! Solo!

(con insistenza stizzosa)

 

scarpia

(prende una sedia, la porta di fronte a Tosca, vi si siede e la guarda fissamente)

Davver?!

 

tosca (irritata)

Solo, sì!

 

scarpia

Quanto fuoco!

Par che abbiate paura di tradirvi.

(rivolgendosi verso l’uscio della camera della tortura chiamando)

Sciarrone, che dice il cavalier?

 

sciarrone (apparendo sul limitare dell’uscio)

Nega.

 

scarpia

(a voce più alta verso l’uscio aperto)

Insistiamo.

(Sciarrone rientra nella camera della tortura, chiudendone l’uscio)

 

tosca (ridendo)

Oh, è inutil!

 

scarpia

(serissimo, si alza e passeggia)

Lo vedremo, signora.

 

tosca

(lentamente, con sorriso ironico)

Dunque, per compiacervi,

si dovrebbe mentir?

 

scarpia

No, ma il vero potrebbe abbreviargli

un’ora assai penosa...

 

tosca (sorpresa)

Un’ora penosa? Che vuol dir?

Che avviene in quella stanza?

 

scarpia

È forza che si adempia

la legge.

 

tosca

Oh! Dio!... Che avvien?!

 

scarpia

(con espressione di ferocia e con forza crescente)

Legato mani e piè

il vostro amante ha un cerchio uncinato

    alle tempia,

che ad ogni niego ne sprizza sangue senza

    mercé!

 

tosca (balza in piedi)

Non è ver, non è ver!

Sogghigno di demone...

(ascolta con grande ansietà, le mani nervosamente avvinghiate alla spalliera del canapè)

 

cavaradossi

Ahimè! (gemito prolungato)

 

tosca

Un gemito? Pietà, pietà!

 

scarpia

Sta in voi di salvarlo.

 

tosca

Ebben... ma cessate!

 

scarpia (va presso all’uscio)

Sciarrone, sciogliete!

 

sciarrone (si presenta sul limitare)

Tutto?

 

scarpia

Tutto.

(Sciarrone entra di nuovo nella camera della tortura, chiudendo)

{ n. 14b - Transizione }

(a Tosca)

Ed or la verità...

 

tosca

Ch’io lo veda!

 

scarpia

No!

 

tosca (riesce ad avvicinarsi all’uscio)

Mario!

 

cavaradossi (dolorosamente)

Tosca!

 

tosca

Ti straziano ancora?

 

cavaradossi

No... Coraggio!... Taci! Sprezzo il dolor!

 

scarpia (avvicinandosi a Tosca)

Orsù, Tosca, parlate.

 

tosca (rinfrancata dalle parole di Cavaradossi)

Non so nulla!

 

scarpia

Non vale quella prova?

Roberti, ripigliamo...

(fa per avvicinarsi all’uscio)

 

tosca

(si mette fra l’uscio e Scarpia, per impedire che dia l’ordine)

No! Fermate!

 

scarpia

Voi parlerete?

{ n. 14c - Duetto }

tosca

No!... Ah!... Mostro!

Lo strazi... l’uccidi!

 

scarpia

Lo strazia quel vostro

silenzio assai più.

(ride)

 

tosca

Tu ridi...

all’orrida pena?

 

scarpia (con entusiasmo)

Mai Tosca alla scena

più tragica fu!

(Tosca, inorridita, si allontana da Scarpia che, preso da subitaneo senso di ferocia, si rivolge a Spoletta)

(gridando)

Aprite le porte

che n’oda i lamenti!

(Spoletta apre l’uscio e sta ritto sulla soglia)

 

cavaradossi

Vi sfido!

 

scarpia (gridando a Roberti)

Più forte! Più forte!

 

cavaradossi

Vi sfido!

 

scarpia (a Tosca)

Parlate...

 

tosca

Che dire?

 

scarpia

Su, via!

 

tosca

Ah! Non so nulla!

(disperata)

Dovrei mentir?

 

scarpia (insistendo)

Dite, dov’è Angelotti? Parlate

su, via, dove celato sta?

 

tosca

No! Ah! Più non posso! Che orror!

Cessate il martîr! È troppo il soffrir!

 

cavaradossi

Ahimè!

 

tosca

(si rivolge ancora supplichevole a Scarpia, il quale fa cenno a Spoletta di lasciare avvicinare Tosca: questa va presso all’uscio aperto ed esterrefatta alla vista dell’orribile scena, si rivolge a Cavaradossi col massimo dolore:)

Mario, consenti

ch’io parli?

 

cavaradossi (con voce spezzata)

No, no.

 

tosca (con insistenza)

Ascolta, non posso più...

 

cavaradossi

Stolta, che sai?... Che puoi dir?...

 

scarpia

(irritatissimo per le parole di Cavaradossi e temendo che da queste Tosca sia ancora incoraggiata a tacere, grida terribile a Spoletta:)

Ma fatelo tacere!

(Spoletta entra nella camera della tortura e n’esce poco dopo, mentre Tosca, vinta dalla terribile commozione, cade prostrata sul canapè e con voce singhiozzante si rivolge a Scarpia che sta impassibile e silenzioso)

 

tosca

Che v’ho fatto in vita mia?

Son io che così torturate!...

Torturate l’anima...

(scoppia in singhiozzi, mormorando:)

Sì, l’anima mi torturate!

 

spoletta

(brontolando in attitudine di preghiera)

Judex ergo, cum sedebit,

Quidquid latet apparebit,

Nil inultum remanebit.

(Scarpia, profittando dell’accasciamento di Tosca, va presso la camera della tortura e fa cenno di ricominciare il supplizio; un grido orribile si fa udire)

{ n. 15 - Scena }

(Tosca si alza di scatto e subito con voce soffocata dice rapidamente a Scarpia:)

 

tosca

Nel pozzo... nel giardino...

 

scarpia

Là è Angelotti?...

 

tosca (soffocato)

Sì.

 

scarpia

(forte, verso la camera della tortura)

Basta, Roberti.

 

sciarrone (che ha aperto l’uscio)

È svenuto!

 

tosca (a Scarpia)

Assassino!

Voglio vederlo.

 

scarpia

Portatelo qui!...

(Sciarrone rientra e subito appare Cavaradossi svenuto, portato dai birri che lo depongono sul canapè. Tosca corre a lui, ma l’orrore della vista dell’amante insanguinato è così forte, ch’essa sgomentata si copre il volto per non vederlo; poi, vergognosa di questa sua debolezza, si inginocchia presso di lui, baciandolo e piangendo. Sciarrone, il Giudice, Roberti, lo Scrivano escono dal fondo, mentre, ad un cenno di Scarpia, Spoletta e i birri si fermano)

 

cavaradossi (riavendosi)

Floria!

 

tosca (coprendolo di baci)

Amore...

 

cavaradossi

Sei tu?

 

tosca (caldamente)

Quanto hai penato

anima mia!... Ma il giusto Iddio

lo punirà!

 

cavaradossi

Tosca, hai parlato?

 

tosca

No, amor...

 

cavaradossi

Davvero?...

 

scarpia

(a Spoletta con autorità)

Nel pozzo

del giardino. Va’, Spoletta!

(Spoletta esce. Cavaradossi, che ha udito, si leva minaccioso contro Tosca; poi le forze l’abbandonano e si lascia cadere sul canapè, esclamando con rimprovero pieno di amarezza verso Tosca:)

 

cavaradossi

M’hai tradito!

 

tosca (supplichevole)

Mario!

 

cavaradossi

(respingendo Tosca che si abbraccia stretta a lui)

Maledetta!

(Sciarrone, a un tratto, irrompe tutto affannoso)

 

sciarrone

Eccellenza! Quali nuove!...

 

scarpia (sorpreso)

Che vuol dir quell’aria afflitta?

 

sciarrone

Un messaggio di sconfitta...

 

scarpia

Che sconfitta? Come? Dove?

 

sciarrone

A Marengo...

 

scarpia

(impazientito, gridando)

Tartaruga!

 

sciarrone

Bonaparte è vincitor!

 

scarpia

Melas...

 

sciarrone

No! Melas è in fuga!...

 

{ n. 16 - Terzettino }

(Cavaradossi, che con ansia crescente ha udito le parole di Sciarrone, trova nel proprio entusiasmo la forza di alzarsi minaccioso in faccia a Scarpia)

 

cavaradossi

Vittoria! Vittoria!

L’alba vindice appar

che fa gli empi tremar!

Libertà sorge, crollan tirannidi!

Del sofferto martîr

me vedrai qui gioir...

Il tuo cor trema, o Scarpia, carnefice!

(Tosca, disperatamente aggrappandosi a Cavaradossi, tenta, con parole interrotte, di farlo tacere)

 

tosca

Mario, taci, pietà di me!

 

scarpia (fissa cinicamente Cavaradossi)

Braveggia, urla! T’affretta

a palesarmi il fondo

dell’alma ria!

Va’! Moribondo,

il capestro t’aspetta!

(ed irritato per le parole di Cavaradossi, grida ai birri:)

Portatemelo via!

(Sciarrone e i birri s’impossessano di Cavaradossi e lo trascinano verso la porta: Tosca con un supremo sforzo tenta di tenersi stretta a Cavaradossi, ma invano, essa è brutalmente respinta)

 

tosca

Mario... con te...

(i birri conducono via Cavaradossi; li segue Sciarrone: Tosca si avventa per seguir Cavaradossi, ma Scarpia si colloca innanzi la porta e la chiude, respingendo Tosca)

 

scarpia

Voi no!

{ n. 17a - Scena }

tosca (come un gemito)

Salvatelo!

 

scarpia

Io?... Voi!

(si avvicina alla tavola, vede la sua cena lasciata a mezzo e ritorna calmo e sorridente)

La povera mia cena fu interrotta.

(vede Tosca abbattuta, immobile, ancora presso la porta)

Così accasciata?...

Via, mia bella signora, sedete qui.

Volete che cerchiamo

insieme il modo di salvarlo?

(Tosca si scuote e lo guarda: Scarpia sorride sempre e si siede, accennando in pari tempo di sedere a Tosca)

E allor... sedete... e favelliamo.

(forbisce un bicchiere col tovagliolo, quindi lo guarda a traverso la luce del candelabro)

E intanto un sorso. È vin di Spagna...

(riempie il bicchiere e lo porge a Tosca)

Un sorso...

(con gentilezza)

per rincorarvi.

 

tosca

(siede in faccia a Scarpia, guardandolo fissamente; appoggiando i gomiti sul tavolo, colle mani si sorregge il viso, e coll’accento del più profondo disprezzo chiede a Scarpia:)

Quanto?

 

scarpia

(imperturbabile, versandosi da bere)

Quanto?

 

tosca

Il prezzo!...

 

scarpia (ride)

Già! Mi dicon venal,

ma a donna bella

(insinuante e con intenzione)

non mi vendo a prezzo di moneta.

Se la giurata fede

devo tradir... ne voglio altra mercede.

Quest’ora io l’attendeva!

{ n. 17b - Aria }

Già mi struggea

l’amor della diva!...

Ma poc’anzi ti mirai

qual non ti vidi mai!

(eccitatissimo, si alza)

Quel tuo pianto era lava

ai sensi miei e il tuo sguardo,

che odio in me dardeggiava,

mie brame inferociva!...

Agil qual leopardo

t’avvinghiasti all’amante;

Ah! In quell’istante

t’ho giurata mia!... Mia!

(si avvicina, stendendo le braccia verso Tosca: questa, che aveva ascoltato immobile, impietrita, le lascive parole di Scarpia, s’alza di scatto e si rifugia dietro il canapè)

 

tosca

Ah!

 

scarpia

(quasi inseguendola)

Sì, t’avrò!...

 

tosca (inorridita corre alla finestra)

Piuttosto giù m’avvento!

 

scarpia (freddamente)

In pegno il Mario tuo mi resta!...

 

tosca

Ah! Miserabile... l’orribile mercato!

(le balena l’idea di recarsi presso la Regina e corre verso la porta)

 

scarpia

(che ne indovina il pensiero, si tira in disparte)

Violenza non ti farò.

Sei libera. Va’ pure.

(Tosca con un grido di gioia fa per uscire: Scarpia con un gesto e ridendo ironicamente la trattiene)

Ma è fallace speranza... la Regina

farebbe grazia ad un cadavere!

{ n. 17c - Scena }

(Tosca retrocede spaventata, e fissando Scarpia si lascia cadere sul canapè: poi stacca gli occhi da Scarpia con un gesto di supremo disgusto e di odio)

Come tu m’odii!

(con accento convinto e con compiacenza)

 

tosca (con tutto l’odio e il disprezzo)

Ah! Dio!...

 

scarpia (avvicinandosele)

Così ti voglio!

 

tosca (esasperata)

Non toccarmi, demonio!

T’odio, t’odio, abbietto, vile!

(fugge da Scarpia inorridita)

 

scarpia

Che importa?!

(avvicinandosele ancor più)

Spasimi d’ira... spasimi d’amore!

 

tosca

Vile!

 

scarpia (cerca di afferrarla)

Mia!

 

tosca (si ripara dietro la tavola)

Vile!

 

scarpia (inseguendola)

Mia!

 

tosca

Aiuto!

 

{ n. 17d - Marcia }

(un lontano rullo di tamburi a poco a poco s’avvicina, poi si dilegua lontano)

 

scarpia (fermandosi)

Odi?

È il tamburo. S’avvia. Guida la scorta

ultima ai condannati. Il tempo passa!

(Tosca, dopo aver ascoltato con ansia terribile, si allontana dalla finestra e si appoggia, estenuata, al canapè)

Sai... quale oscura opra laggiù si compia?

Là... si drizza un patibolo!

(Tosca fa un movimento di disperazione e di spavento)

Al tuo Mario,

per tuo voler, non resta che un’ora di vita.

(freddamente si appoggia ad un angolo della tavola, continuando a guardare Tosca)

(Tosca affranta dal dolore si lascia cadere sul canapè)

(Scarpia si versa del caffè e lo assorbe mentre continua a guardare Tosca)

{ n. 18 - Aria }

tosca (nel massimo dolore)

Vissi d’arte, vissi d’amore,

non feci mai male ad anima viva!

Con man furtiva

quante miserie conobbi, aiutai...

Sempre con fé sincera,

la mia preghiera

ai santi tabernacoli salì.

Sempre con fé sincera

diedi fiori agli altar.

(alzandosi)

Nell’ora del dolore

perché, perché Signore,

perché me ne rimuneri così?

Diedi gioielli

della Madonna al manto,

e diedi il canto

agli astri, al ciel, che ne ridean più belli.

Nell’ora del dolore,

perché, perché Signore,

perché me ne rimuneri così?

(singhiozzando)

 

scarpia (avvicinandosi di nuovo a Tosca)

Risolvi!

 

tosca

Mi vuoi supplice ai tuoi piedi!

(inginocchiandosi innanzi a Scarpia)

{ n. 19a - Scena }

Vedi...

(singhiozza)

le man giunte io stendo a te!

(alzando le mani giunte)

Ecco... vedi...

(con accento disperato)

e mercé d’un tuo detto,

vinta, aspetto...

(avvilita)

 

scarpia

Sei troppo bella, Tosca, e troppo amante.

Cedo. A misero prezzo:

tu, a me una vita, io, a te chieggo un istante!

 

tosca

(alzandosi, con un senso di gran disprezzo)

Va’! Va’! Mi fai ribrezzo!

{ n. 19b - Scena }

(bussano alla porta)

 

scarpia

Chi è là?

 

spoletta

(entrando tutto frettoloso e trafelato)

Eccellenza, l’Angelotti al nostro

giungere si uccise!

 

scarpia

Ebbene, lo si appenda

morto alle forche! E l’altro prigionier?

 

spoletta

Il cavalier Cavaradossi?

È tutto pronto, Eccellenza!

 

tosca

(Dio m’assisti!)

 

scarpia (a Spoletta)

Aspetta.

(piano a Tosca)

Ebbene?

(Tosca accenna di sì col capo e dalla vergogna piangendo affonda la testa fra i cuscini del canapè)

(a Spoletta)

Odi...

 

tosca (interrompendo subito Scarpia)

Ma libero all’istante lo voglio!

 

scarpia (a Tosca)

Occorre simular. Non posso

far grazia aperta. Bisogna che tutti

abbian per morto il cavalier.

(accenna a Spoletta)

Quest’uomo fido provvederà.

 

tosca

Chi m’assicura?

 

scarpia

L’ordin ch’io gli darò voi qui presente.

(a Spoletta)

Spoletta: chiudi.

(Spoletta frettolosamente chiude la porta, poi ritorna presso Scarpia)

Ho mutato d’avviso...

Il prigionier sia fucilato.

(Tosca scatta atterrita)

Attendi...

(fissa con intenzione Spoletta che accenna replicatamente col capo di indovinare il pensiero di Scarpia)

Come facemmo col Conte Palmieri...

 

spoletta

Un’uccisione...

 

scarpia

... simulata!... Come

avvenne del Palmieri!

Hai ben compreso?

 

spoletta

Ho ben compreso.

 

scarpia

Va’.

 

tosca

(che ha ascoltato avidamente, interviene)

Voglio avvertirlo io stessa.

 

scarpia

E sia.

(a Spoletta, indicando Tosca)

Le darai passo.

Bada: all’ora quarta...

(marcando intenzionalmente)

 

spoletta (con intenzione)

Sì. Come Palmieri...

(esce)

(Scarpia, ritto presso la porta, ascolta Spoletta allontanarsi, poi trasformato nel viso e nei gesti si avvicina con grande passione a Tosca)

 

scarpia

Io tenni la promessa...

 

tosca (arrestandolo)

Non ancora.

Voglio un salvacondotto onde fuggir

dallo Stato con lui.

 

scarpia (con galanteria)

Partir dunque volete?

 

tosca (con accento convinto)

Sì, per sempre!

 

scarpia

Si adempia il voler vostro.

{ n. 19c - Finale }

(va allo scrittoio; si mette a scrivere, interrompendosi per domandare a Tosca:)

E qual via scegliete?

(Mentre Scarpia scrive, Tosca si è avvicinata alla tavola e con la mano tremante prende il bicchiere di vino di Spagna versato da Scarpia, ma nel portare il bicchiere alle labbra, scorge sulla tavola un coltello affilato ed a punta; dà un’occhiata a Scarpia che in quel momento è occupato a scrivere, e con infinite precauzioni cerca d’impossessarsi del coltello, rispondendo alle domande di Scarpia ch’essa sorveglia attentamente.)

 

tosca

La più breve!

 

scarpia

Civitavecchia?

 

tosca

Sì.

(Finalmente ha potuto prendere il coltello, che dissimula dietro di sé appoggiandosi alla tavola, sempre sorvegliando Scarpia. Questi ha finito di scrivere il salvacondotto, vi mette il sigillo, ripiega il foglio: quindi aprendo le braccia si avvicina a Tosca per avvincerla a sé.)

 

scarpia

Tosca, finalmente mia!...

(ma l’accento voluttuoso si cambia in un grido terribile, Tosca lo ha colpito in pieno petto)

(gridando)

Maledetta!

 

tosca (gridando)

Questo è il bacio di Tosca!

 

scarpia (con voce strozza)

Aiuto! Muoio!

(Scarpia stende il braccio verso Tosca avvicinandosi barcollante in atto di aiuto. Tosca lo sfugge ma ad un tratto si trova presa fra Scarpia e la tavola e, vedendo che sta per essere toccata da lui, lo respinge inorridita. Scarpia cade)

Soccorso! Muoio!

 

tosca

(con odio a Scarpia)

Ti soffoca il sangue?

(Scarpia si dibatte inutilmente e cerca di rialzarsi, aggrappandosi al canapè)

E ucciso da una donna!

M’hai assai torturata!...

Odi tu ancora? Parla!... Guardami!...

Son Tosca!... O Scarpia!

 

scarpia

(fa un ultimo sforzo, poi cade riverso)

(soffocato)

Soccorso, aiuto!

(rantolando)

Muoio!

 

tosca (piegandosi sul viso di Scarpia)

Muori dannato! Muori, muori, muori!

(Scarpia rimane rigido)

È morto! Or gli perdono!

(Senza togliere lo sguardo dal cadavere di Scarpia, va al tavolo, prende una bottiglia d’acqua e inzuppando un tovagliolo si lava le dita, poi si ravvia i capelli guardandosi allo specchio. Si sovviene del salvacondotto... lo cerca sullo scrittoio, ma non lo trova; lo cerca ancora, finalmente vede il salvacondotto nella mano raggrinzita di Scarpia. Solleva il braccio di Scarpia, che poi lascia cadere inerte, dopo aver tolto il salvacondotto che nasconde in petto.)

E avanti a lui tremava tutta Roma!

(Si avvia per uscire, ma si pente, va a prendere le due candele che sono sulla mensola a sinistra e le accende al candelabro sulla tavola spegnendo poi questo. Colloca una candela accesa a destra della testa di Scarpia. Mette l’altra candela a sinistra. Cerca di nuovo intorno e vedendo un crocefisso va a staccarlo dalla parete e portandolo religiosamente si inginocchia per posarlo sul petto di Scarpia. Si alza e con grande precauzione esce, richiudendo dietro a sé la porta.)

 

 

 


Atto III

 

 

 

{ n. 20a - Fanfara }

La piattaforma di Castel Sant’Angelo.

A sinistra, una casamatta: vi è collocata una tavola, sulla quale stanno una lampada, un grosso registro e l’occorrente per scrivere, una panca, una sedia. Su di una parete della casamatta un crocifisso: davanti a questo è appesa una lampada. A destra, l’apertura di una piccola scala per la quale si ascende alla piattaforma. Nel fondo il Vaticano e San Pietro.

{ n. 20b - Idillio }

Notte. Cielo sereno, scintillante di stelle.

Si odono, lontane, le campanelle d’un armento: di mano in mano vanno sempre più affievolendosi.

 

{ n. 20c - Stornello }

un pastore

Io de’ sospiri

Te ne rimanno tanti

Pe’ quante foje

Ne smoveno li venti.

 

Tu me disprezzi.

Io me ci accoro,

Lampena d’oro

Me fai morir!

{ n. 20d - Aubade }

La luce incerta e grigia che precede l’alba: le campane delle chiese suonano mattutino.

Un carceriere con una lanterna sale dalla scala, va alla casamatta e vi accende la lampada sospesa davanti al crocifisso, poi quella sulla tavola. Poi va in fondo alla piattaforma e guarda giù nel cortile sottostante per vedere se giunge il picchetto dei soldati, col condannato. Si incontra con una sentinella che percorre tutt’all’intorno la piattaforma e scambiate colla stessa alcune parole, ritorna alla casamatta, siede ed aspetta mezzo assonnato. Più tardi un picchetto, comandato da un sergente di guardia, sale sulla piattaforma accompagnando Cavaradossi: il picchetto si arresta e il sergente conduce Cavaradossi nella casamatta, consegnando un foglio al carceriere. Il carceriere esamina il foglio, apre il registro e vi scrive mentre interroga:

 

{ n. 21a - Scena }

carceriere

Mario Cavaradossi?

(Cavaradossi china il capo, assentendo. Il carceriere porge la penna al sergente)

A voi.

(il sergente firma il registro, poi parte coi soldati, scendendo per la scala)

Vi resta un’ora...

Un sacerdote i vostri cenni attende.

 

cavaradossi

No! Ma un’ultima grazia

io vi richiedo...

 

carceriere

Se posso...

 

cavaradossi

Io lascio al mondo

una persona cara. Consentite

ch’io le scriva un sol motto.

(togliendosi dal dito un anello)

Unico resto di mia ricchezza è

questo anel!...

Se promettete di consegnarle il mio

ultimo addio,

esso è vostro...

 

carceriere

(tituba un poco, poi accetta e facendo cenno a Cavaradossi di sedere alla tavola, va a sedere sulla panca)

Scrivete...

 

cavaradossi

(rimane alquanto pensieroso, quindi si mette a scrivere... ma dopo tracciate alcune linee è invaso dalle rimembranze, e si arresta dallo scrivere)

{ n. 21b - Romanza }

(pensando)

E lucevan le stelle...

ed olezzava la terra...

stridea l’uscio dell’orto...

e un passo sfiorava la rena...

Entrava ella, fragrante,

mi cadea fra le braccia...

Oh! Dolci baci, o languide carezze,

mentr’io fremente

le belle forme disciogliea dai veli!

Svanì per sempre il sogno mio d’amore...

L’ora è fuggita...

E muoio disperato!

E non ho amato mai tanto la vita!...

(scoppia in singhiozzi, coprendosi il volto colle mani)

(Dalla scala viene Spoletta, accompagnato dal sergente e seguito da Tosca: il sergente porta una lanterna; Spoletta accenna a Tosca ove trovasi Cavaradossi, poi chiama a sé il carceriere: con questi e col sergente ridiscende, non senza aver prima dato ad una sentinella, che sta in fondo, l’ordine di sorvegliare il prigioniero.)

(Tosca che in questo frattempo è rimasta agitatissima, vede Cavaradossi che piange: si slancia presso a lui, e non potendo parlare per la grande emozione gli solleva con le due mani la testa, presentandogli in pari tempo il salvacondotto: Cavaradossi, alla vista di Tosca, balza in piedi sorpreso, legge il foglio che gli presenta Tosca.)

 

{ n. 22a - Scena }

cavaradossi

(legge)

Ah! «Franchigia a Floria Tosca...

... e al cavaliere che l’accompagna».

 

tosca

(leggendo insieme a lui con voce affannosa e convulsa)

... e al cavaliere che l’accompagna.

(a Cavaradossi con un grido d’esultanza)

Sei libero!

 

cavaradossi

(guarda il foglio; ne vede la firma)

(guardando Tosca con intenzione)

Scarpia!...

Scarpia che cede?

La prima sua grazia è questa...

 

tosca

E l’ultima!

(riprende il salvacondotto e lo ripone in una borsa)

 

cavaradossi

Che dici?

{ n. 22b - Introduzione }

tosca (scattando)

Il tuo sangue o il mio amore

volea... Fur vani scongiuri e pianti.

Invan, pazza d’orror,

alla Madonna mi volsi e ai Santi...

L’empio mostro dicea: «già nei

cieli il patibol le braccia leva!»

Rullavano i tamburi...

Rideva, l’empio mostro... rideva...

già la sua preda pronto a ghermir!

«Sei mia!». Sì. Alla sua brama

mi promisi. Lì presso

luccicava una lama...

Ei scrisse il foglio liberator,

venne all’orrendo amplesso...

Io quella lama gli piantai nel cor.

 

cavaradossi

Tu!?... Di tua man l’uccidesti? Tu pia,

tu benigna, e per me!

 

tosca

N’ebbi le man

tutte lorde di sangue!...

{ n. 22c - Cantabile }

cavaradossi

(prendendo amorosamente fra le sue le mani di Tosca)

O dolci mani mansuete e pure,

o mani elette a bell’opre e pietose,

a carezzar fanciulli, a coglier rose,

a pregar, giunte, per le sventure,

dunque in voi, fatte dall’amor secure,

giustizia le sue sacre armi depose?

Voi deste morte, o man vittoriose,

o dolci mani mansuete e pure!...

 

{ n. 22d - Transizione }

tosca (svincolando le mani)

Senti... l’ora è vicina; io già raccolsi

(mostrando la borsa)

oro e gioielli... una vettura è pronta.

Ma prima... ridi, amor... prima sarai

fucilato, per finta... ad armi scariche...

Simulato supplizio. Al colpo... cadi.

I soldati sen vanno... e noi siam salvi!

Poscia a Civitavecchia... una tartana...

 

cavaradossi

Liberi!

 

tosca

Liberi!

 

cavaradossi

... E via pel mar!

 

tosca

Chi si duole

in terra più? Senti effluvi di rose?!...

Non ti par che le cose

aspettan tutte innamorate il sole?...

 

{ n. 22e - Cantabile }

cavaradossi

(colla più tenera commozione)

Amaro sol per te m’era il morire,

da te la vita prende ogni splendore,

all’esser mio la gioia ed il desire

nascon di te, come di fiamma ardore.

Io folgorare i cieli e scolorire

vedrò nell’occhio tuo rivelatore,

e la beltà delle cose più mire

avrà sol da te voce e colore!

 

tosca

Amor che seppe a te vita serbare,

ci sarà guida in terra, e in mar nocchier...

e vago farà il mondo a riguardare.

Finché congiunti alle celesti sfere

dileguerem, siccome alte sul mare

a sol cadente,

(fissando come in una visione)

nuvole leggere!...

(rimangono commossi, silenziosi: poi Tosca, chiamata dalla realtà delle cose, si guarda attorno inquieta)

{ n. 22f - Transizione }

E non giungono...

(si volge a Cavaradossi con premurosa tenerezza)

Bada!... Al colpo egli è mestiere

che tu subito cada...

 

cavaradossi

(triste)

Non temere

che cadrò sul momento, e al naturale.

 

tosca

(insistendo)

Ma stammi attento di non farti male!

Con scenica scďenza

io saprei la movenza...

 

cavaradossi

(la interrompe, attirandola a sé)

Parlami ancora come dianzi parlavi,

è così dolce il suon della tua voce!

 

tosca

(si abbandona quasi estasiata, quindi poco a poco accalorandosi)

Uniti ed esultanti

diffonderem pel mondo i nostri amori,

armonie di colori...

 

cavaradossi

(esaltandosi)

Armonie di canti diffonderem!...

 

{ n. 22g - Stretta }

tosca e cavaradossi

(con grande entusiasmo)

Trionfal, di nova speme

l’anima freme in celestial

crescente ardor.

Ed in armonico vol

già l’anima va

all’estasi d’amor.

 

tosca

Gli occhi ti chiuderò con mille baci

e mille ti dirò nomi d’amor.

 

(Frattanto dalla scaletta è salito un drappello di soldati: lo comanda un ufficiale, il quale schiera i soldati nel fondo; seguono Spoletta, il sergente, il carceriere. Spoletta dà le necessarie istruzioni. Il cielo si fa più luminoso; è l’alba: suonano le 4 del mattino. Il carceriere si avvicina a Cavaradossi e togliendosi il berretto gli indica l’ufficiale.)

 

{ n. 23a - Scena }

carceriere

L’ora!

 

cavaradossi

Son pronto.

(il carceriere prende il registro dei condannati e scende per la scaletta)

 

tosca

(a Cavaradossi, con voce bassissima e ridendo di soppiatto)

Tieni a mente... al primo colpo... giù...

 

cavaradossi (sottovoce, ridendo esso pure)

Giù.

 

tosca

Non rialzarti innanzi

ch’io ti chiami.

 

cavaradossi

No, amore!

 

tosca

E cadi bene.

 

cavaradossi (sorridendo)

Come la Tosca in teatro.

 

tosca (vedendo sorridere Cavaradossi)

Non ridere...

 

cavaradossi (serio)

Così?

 

tosca

Così.

 

{ n. 23b - Marcia funebre }

(Cavaradossi segue l’ufficiale dopo aver salutato Tosca, la quale si colloca a sinistra, nella casamatta, in modo però da poter spiare quanto succede sulla piattaforma. Essa vede l’ufficiale ed il sergente che conducono Cavaradossi presso il muro di faccia a lei; il sergente vuol porre la benda agli occhi di Cavaradossi: questi, sorridendo, rifiuta. Tali lugubri preparativi stancano la pazienza di Tosca.)

 

tosca

Com’è lunga l’attesa!

Perché indugiano ancor?... Già sorge il

    sole...

Perché indugiano ancora?... È una

    commedia,

lo so... ma questa angoscia eterna pare!...

(l’ufficiale e il sergente dispongono il plotone dei soldati, impartendo gli ordini relativi)

Ecco!... Apprestano l’armi...

Com’è bello il mio Mario!

(vedendo l’ufficiale che sta per abbassare la sciabola, si porta le mani agli orecchi per non udire la detonazione; poi fa cenno con la testa a Cavaradossi di cadere, dicendo:)

Là! Muori!

(vedendolo a terra gli invia colle mani un bacio)

Ecco un artista!

(Il sergente si avvicina al caduto e lo osserva attentamente: Spoletta pure si è avvicinato; allontana il sergente impedendogli di dare il colpo di grazia, quindi copre Cavaradossi con un mantello. L’ufficiale allinea i soldati: il sergente ritira la sentinella che sta in fondo, poi tutti, preceduti da Spoletta, scendono la scala. Tosca è agitatissima: essa sorveglia questi movimenti temendo che Cavaradossi, per impazienza, si muova o parli prima del momento opportuno.)

(a voce repressa verso Cavaradossi)

O Mario, non ti muovere...

S’avviano... taci! Vanno... scendono.

(vista deserta la piattaforma, va ad ascoltare presso l’imbocco della scaletta: vi si arresta trepidante, affannosa, parendole ad un tratto che i soldati anziché allontanarsi, ritornino sulla piattaforma; di nuovo si rivolge a Cavaradossi con voce bassa)

Ancora non ti muovere...

(ascolta: si sono tutti allontanati, va al prospetto e cautamente sporgendosi, osserva di sotto, corre verso Cavaradossi)

{ n. 23c - Scena }

Presto, su! Mario!

Andiamo!... Su!...

(si china per aiutare Cavaradossi a rialzarsi: a un tratto dà un grido soffocato di terrore, di sorpresa e si guarda le mani colle quali ha sollevato il mantello)

Ah!

(si inginocchia, toglie rapidamente il mantello e balza in piedi livida, atterrita)

Morto! Morto! Morto!

(con incomposte parole, con sospiri, singhiozzi si butta sul corpo di Cavaradossi, quasi non credendo all’orribil destino)

O Mario... morto?... tu?... così?...

Finire così? Finire così?...

{ n. 24a - Finale }

Tu, morto... morto?

Povera Floria tua!

(Intanto dal cortile al disotto del parapetto e su dalla piccola scala arrivano prima confuse, poi sempre più vicine le voci di Sciarrone, di Spoletta e di alcuni soldati.)

 

voci confuse

Ah!...

 

sciarrone

Vi dico pugnalato!

 

voci confuse

Scarpia?

 

sciarrone

Scarpia.

 

spoletta

La donna è Tosca!

 

voci più vicine

Che non sfugga!

 

spoletta e sciarrone

(voci più vicine)

Attenti agli sbocchi delle scale!

(Spoletta apparisce dalla scala, mentre Sciarrone dietro a lui gli grida additando Tosca:)

 

sciarrone

È lei!

 

spoletta (gettandosi su Tosca)

Ah! Tosca, pagherai

ben cara la sua vita!...

 

(Tosca balza in piedi e invece di sfuggire Spoletta, lo respinge violentemente, rispondendogli:)

 

tosca

Colla mia!

(all’urto inaspettato Spoletta dà addietro e Tosca rapida gli sfugge, passa avanti a Sciarrone ancora sulla scala e correndo al parapetto si getta nel vuoto gridando:)

O Scarpia, avanti a Dio!

 

{ n. 24b - Coda }

(Sciarrone ed alcuni soldati, saliti confusamente, corrono al parapetto e guardano giù. Spoletta rimane esterrefatto, allibito.)